
di Ninel Donini *
Siamo diventati zona arancione! Se qualcuno avesse avuto bisogno di una conferma dello stato di disagio, di confusione, di ritardi, di ambiguità, in cui versa la sanità marchigiana, è stato accontentato. Le inadeguatezze soggettive degli amministratori regionali si trasformano in difficoltà oggettive per operatori e cittadini. Si inventano slogan di cambiamento, ma nella realtà nulla è cambiato in meglio rispetto al passato.
Il 28 febbraio scade il termine per la presentazione di progetti finanziabili con i fondi del PNRR ma al momento non si hanno notizie di tavoli programmatici con istituzioni locali, sindacati e associazioni di cittadini. Come Articolo Uno speriamo che nessuno voglia contrabbandare per tavoli programmatici le varie assemblee che l’assessore sta tenendo in giro per le Marche con giunte e consigli comunali. La situazione più emblematica e preoccupante riguarda, ancora una volta le aree interne ed, in particolare, la nostra zona. Infatti nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale per il territorio che gravitava all’ospedale di Cagli, è in fase di studio, di progettazione o di attuazione.
L’attuale Ospedale di Comunità offre il settanta per cento di prestazioni in meno. Sono stati eliminati dei servizi senza proporre niente di migliore. Le risposte sanitarie, anche di primo livello sono ora più lontane, a livello sia ospedaliero sia ambulatoriale. Non può essere accettato che per una sospetta frattura in questo territorio occorra una mezza giornata ad Urbino per fare una radiografia. "Appena" a 35 chilometri! Non può essere accettato che i nostri anziani debbano peregrinare per trattare una riacutizzazione della broncopatia cronica ostruttiva. Non può essere accettato che per un intervento di cataratta ambulatoriale i nostri anziani debbano andare da un privato convenzionato o addirittura in libera professione. La trasformazione da ospedale per acuti ad ospedale di comunità, che pure non ci convince, si sarebbe potuta attuare in maniera diversa e più appropriata. Per zone come le nostre serve almeno un ospedale di comunità rafforzato, che preveda cioè più servizi rispetto al modello standard, ma per realizzarlo serve una deroga all’ex Decreto Balduzzi che, pur modificato, non prevede, di norma, le risposte di cui hanno bisogno territori caratterizzati da fragilità umane, demografiche ed orografiche. Sono situazioni troppo specifiche che non potevano essere considerate in una legge generale. Per ottenere tale deroga occorre essere in contatto costante con il Governo, facendo presente le condizioni di disagio reale realizzando anche alleanze con altre Regioni che presentano le stesse situazioni. Purtroppo non ci giunge notizia che l’assessore Saltamartini si sia attivato in questa direzione. Che non si voglia modificare niente per costruire sulle mancate realizzazioni una nuova campagna elettorale accusando altri delle proprie inadempienze?
Ipotizzare poi per Cagli una nuova futuribile struttura sanitaria potrebbe essere il modo migliore per non dare risposte nel presente. Si decida cosa fare – conclude Ninel Donini – nella e della struttura esistente per renderla pienamente funzionante ed utilizzabile, si stabiliscano quali caratteristiche debba avere, solo in seguito si può parlare di altro. Certo è importante la sua messa in sicurezza dal punto di vista antisismico, ma non basta, se non vi sono progetti chiari sull’utilizzo. Come Articolo Uno chiediamo che al più presto vengano concordate con le istituzioni, i sindacati, i cittadini organizzati in associazioni di volontariato ed in comitati, le scelte per l’immediato per i servizi sanitari e le linee di sviluppo per il futuro.
* esponente di Articolo Uno