
Giovanni Tomassini, pesarese classe ’88: è uno dei leader di Rimini
I due assist con cui Giovanni Tommassini ha innescato i canestri per chiudere il match contro Forlì hanno messo il giocatore pesarese sul piedistallo di garauno del derby romagnolo in cui Rimini si sta giocando la finale promozione.
Due pennellate, una col contagiri per il taglio sotto di Gerald Robinson, l’altra con finta di penetrazione e scarico a Justin Johnson sull’arco, visto con la coda dell’occhio, che descrivono bene la tecnica dei ragazzi prodotti dal settore giovanile della Vuelle: grandi fondamentali, oltre alla tipica tigna. Una scuola di cui si è parlato molto negli ultimi tempi, col presidente Valli che vorrebbe ridare lustro a un vivaio che oltre a vincere dei titoli ha portato anche dei vantaggi in dote perché, a proposito dei famosi Nas di cui parlava il massimo dirigente biancorosso, Pesaro ancora riscuote quelli di Hackett (classe ‘87) e dei fratelli Cinciarini (‘83 e ‘86), gli ultimi ‘grandi vecchi’ ancora in attività in serie A, generazione in cui rientra anche Tomassini (‘88).
Ma quando avranno appeso le scarpe loro, bisognerà aspettare che altri talenti crescano e si facciano largo. Quest’anno in A2 oltre a Serpilli (classe ‘99) ha militato anche Nicholas Alessandrini, uno dei pochi della generazione successiva (è del 2001) capace di arrivare nel secondo campionato nazionale. In ogni caso, avere un settore giovanile valido è fondamentale, perché anche nei cicli in cui non si riesce a produrre giocatori di alto livello, dei vantaggi economici arrivano lo stesso, ad esempio qualificandosi alle finali nazionali e piazzandosi in buone posizioni, cosa che negli ultimi tre anni ha permesso alla Vuelle di riscuotere premi in denaro che hanno comunque, anche se in piccola parte, aiutato il club grazie al buon lavoro di Giovanni Luminati. Il problema dei giovani, oltre alla formazione, è il salto dal settore giovanile nel grande calderone del basket professionstico: quanti talenti, su cui tutti scommettevano, abbiamo visto perdersi in questi anni. A volte i ragazzi, spesso su consigli dei loro agenti, preferiscono marcire in panchina in serie A piuttosto che iniziare la gavetta dalle minors, come hanno fatto ad esempio Daniele e Andrea Cinciarini che, senza puzza sotto il naso, sono partiti dalla C riuscendo ad approdare ai massimi livelli e costruirsi una carriera.
Mentre chi ha sprecato i primi anni a guardare giocare gli americani e portargli le borse spesso ha fatto poca strada. Non c’è una via sicura per esplodere, ma almeno una condizione è necessaria: lavorare sul proprio talento, magari proprio quando gli altri vanno a fare la doccia o trascorrono le vacanze coi piedi in ghiaccio. Oggi durante l’estate continuano a lavorare duro anche i giocatori già affermati, figuriamoci i giovani. Intanto diamo un’occhiata agli Under 17, unica squadra marchigiana qualificata alle finali nazionali, che si giocheranno a Chiusi dal 16 al 21 giugno.
Elisabetta Ferri