Umberto Carriera e la multa annullata, il giudice: "Dpcm, chiusure ingiustificate"

Ecco le motivazioni della sentenza. Secondo il magistrato "non c’erano indicazioni chiare sulla gravità della diffusione del virus"

Umberto Carriera durante la cena finita nel mirino

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Pesaro, 25 febbraio 2022 - Chiusure ingiustificate sul piano sanitario, ordinate senza spiegare in modo sufficiente perché tenere aperto un ristorante dopo le 18 avrebbe favorito la diffusione del virus e non però negli autogrill e alberghi, rimasti fuori dalla misura restrittiva. Queste, in sintesi, le motivazioni della sentenza con cui il giudice Flavia Mazzini ha annullato il 9 febbraio la multa da 800 euro inflitta il 15 gennaio 2021 al ristoratore e leader di ‘Ioapro’, Umberto Carriera, che quella sera aveva tenuto aperto il suo locale, "La Grande Bellezza" di Mombaroccio, per protesta contro le limitazioni imposte dal Governo.

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"Illegittimo" per la Mazzini il Dpcm di dicembre 2020 che aveva introdotto quelle chiusure serali, in quanto "né dalla parte introduttiva del decreto, né dal verbale del Cts – scrive il giudice – emergono specifiche indicazioni sulla gravità e incidenza della diffusione del virus tali da rendere congrue, proporzionate e adeguate le misure adottate". Per la Mazzini, sul rischio contagio il Dpcm contiene solo "generici riferimenti" e sostiene come "la specificità delle misure prese non si rivela congrua rispetto alla genericità dei presupposti addotti, privi di indicazioni di rischio, sia dal punto di vista sanitario che tecnico".

Non solo. Il giudice mette in evidenza anche la diversità di trattamento creati dal Dpcm, che ha tirato giù le saracinesche ai ristoranti dopo le 18, eccezion fatta per quelli delle aeree di servizio e degli alberghi, scampati dai limiti di orario. Una scelta contraddittoria che "avrebbe dovuto essere supportata – continua – da dati scientifici precisi in relazione al maggior rischio di diffusione del contagio nelle attività e negli orari non consentiti".

Il Dpcm di dicembre 2020 aveva sostituito le precedenti misure restrittive che avevano elencato "minuziosamente le cautele da osservare nell’attività di ristorazione" e la Mazzini mette in evidenza come questo non abbia indicato perché quelle cautele "non erano ritenute più idonee a prevenire il contagio tanto da aver determinato la chiusura delle attività". Insomma, "un’insufficienza di motivazione" che l’ha portata a disapplicare il Dpcm e ad annullare la multa di Carriera. Il quale ora, insieme al suo legale, l’avvocato Lorenzo Nannelli, sta valutando le prossime mosse.

"Chiedere un risarcimento danni? Mi riservo di valutare intanto ogni parola di questa sentenza per capire se ci sono i presupposti per farlo – spiega l’avvocato Nannelli – di sicuro è una decisione che dà una grossa mano alle nostre istanze. Il giudice ha accolto la nostra tesi e messo in evidenza tutte le incongruenze del Dpcm, a partire dalla stessa natura dell’atto, e dei verbali del Cts. Mancano le motivazioni scientifiche di queste misure, così come vengono fatte quelle distinzioni tra ristoranti, autogrill e alberghi che non hanno senso. È una sentenza importante, la prima che fa luce sul settore della ristorazione".

e. ros.