
Simone Cantarini, massimo pittore pesarese, nasce nel 1632, figlio del merciaio Girolamo che risiedeva nel borgo di san Cassiano, proprio davanti alla chiesa di sant’Agostino e muore nel 1648 in circostanze non chiare, comunque non naturali. "Largo stimator di se stesso, sprezzator d’ogni altro".
Così scriverà di lui Luigi Lanzi, nella sua “Storia pittorica d’Italia“, definendolo "pittore la cui parabola fu breve quanto tormentata". Cantarini è descritto dalle fonti come un uomo ambizioso, ma molto arrogante e litigioso, ebbe un talento precocissimo che si manifestò versi i 20 anni, proprio la stagione della tela dei santi Barbara e Terenzio. Diventato allievo di Guido Reni, fu molto apprezzato dal maestro per le sue incredibili qualità, ma pare che a tale stima il pesarese non rispondesse nei modi più attesi e appropriati arrivando al punto di criticare e correggere il maestro in pubblico e non trattando meglio neppure i suoi compagni di studi.
La scomparsa avvenuta a soli trentasei anni di età in modo oscuro, il Malvasia, suo biografo, parla di veleno, pose fine alla carriera di un pittore eclettico e originale ma dal carattere estremamente difficile: "Egli era certo un maestro che conosceva il buono e l’ottimo ed anche il men buono – scriveva Giovan Pietro Zanotti nel 1841 –. I suoi capolavori coniugano classicismo reniano a naturalismo di matrice caravaggesca".