TIZIANO
Cronaca

Urbino fu una capitale d’Europa grazie a Baldassarre Castiglione

Sabato al Palazzo Ducale la scrittice Edgarda Ferri presenterà l’ultima aggiornatissima biografia

di Tiziano

V. Mancini

La voce di Baldassarre Castiglione tornerà a farsi udire dopo più di 500 anni tra le mura del Palazzo Ducale di Urbino alle 17 di sabato prossimo, quando la scrittrice e giornalista Edgarda Ferri dialogherà nel salone del Giardino d’Inverno attorno al suo ultimo libro Il racconto del Cortigiano (Solferino, 2021) con Luigi Gallo, Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Bravi, Presidente dell’Accademia Raffaello e docente di Filologia Classica all’Università di Chieti e Stefano Brachetti, Funzionario per la Promozione e la comunicazione della Galleria Nazionale delle Marche. Il tutto sotto la tessitura di Giovanni Lani, Giornalista de il Resto del Carlino.

Una biografia narrata in prima persona che trasporta il lettore in pieno Rinascimento, da consigliarne la lettura in una condizione adeguata a viaggiare con l’immaginazione tra le corti dell’Italia delle Signorie e tra i corridoi del Palazzo Ducale fino a veder apparire Elisabetta Gonzaga al centro della Sala delle Veglie pronta a partecipare a "soavi ragionamenti e amabili facezie" e noi in privilegiato ascolto. "In effetti è Baldassarre a parlare, e non poteva che essere così perché il libro prende le mosse dalle 1.750 pagine di epistolario che questo straordinario personaggio scrisse durante tutta la sua vita di diplomatico e cavaliere ai suoi "datori di lavoro", i principi del tempo che lo inviavano in missione nelle più importanti corti europee, come pure agli amici e alla madre Luigia Gonzaga".

Una madre costante non solo nelle lettere. Per quanto alla sua morte il Re di Spagna Carlo V lo abbia definito "uno de los mejores caballeros del mundo", dal suo libro emerge un Castiglione spesso in difficoltà economica, da dove emergono i lati più umani e talvolta discutibili.

"Potremmo arrivare a definirlo un “mammone“" afferma l’autrice "in rapporto costante con la madre sebbene la vita lo abbia portato lontano da lei: anche da adulto continuava a mandare vestiti da rammendare o a chieder soldi, cibo e quant’altro potesse rendergli più facile una vita pratica che non era certamente il suo forte. E alla morte di Baldassarre a Toledo nel 1529, fu ancora la madre ottantenne a organizzarne il ritorno in patria per esser sepolto nella tomba di famiglia in attesa di inaugurare due anni dopo quella realizzata da Giulio Romano con l’epigrafe del Bembo, come lui aveva desiderato, a Santa Maria delle Grazie di Mantova".

Del resto il suo destino era la scrittura.

"E lo faceva benissimo. Era uno scrittore eccezionale, che progredì nel tempo fino a raggiungere livelli straordinari di cultura e raffinatezza che l’avrebbero portato a rendere Il Cortegiano il best seller del tempo, non solo per i temi trattati ma per la maestria della scrittura. Solo per fare un esempio, tra le lettere c’è una descrizione della peste di Roma così commovente e icastica, nel descrivere una bambina sulla soglia di casa che vede portar via dai monatti la madre morta, che sono convinta l’abbia ripresa Manzoni nella celebre descrizione della giovane donna con la bimba morta durante la peste di Milano. Sono queste le pagine che uniscono qualità letteraria a biografia di un personaggio che pure aveva le sue contraddizioni: era spesso indebitato e chiedeva soldi a sua madre per l’ambizione di essere all’altezza del ruolo di ambasciatore, di diplomatico, per cui desiderava possedere abiti sfarzosi e adeguati al rango".

Ogni capitolo si apre con la descrizione di un dipinto celebre.

"I quadri di grandi pittori che ritraggono i personaggi descritti mi sono sembrati il miglior modo per accompagnare il lettore a quei tempi e a quegli ambienti attraverso i colori, i paesaggi, le mode, i gioielli, fino alle espressioni degli sguardi, che grazie ad autori come Tiziano, Leonardo o Raffaello riappaiono ai nostri occhi, come lo stesso Castiglione nel celebre dipinto di Raffaello, un dono di nozze che il suo caro amico Raffaello volle realizzare con una dedizione assoluta, tanto che durante la realizzazione del quadro, nello studio del suo splendido palazzo romano, diede ordine di non ricevere nessuno e respingeva tutti coloro che bussavano alla porta. Ma il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti, un capolavoro della storia dell’arte".

Urbino appare in quel tempo al centro della vita italiana, ben diversamente dai margini geopolitici attuali. Gli urbinati, nostalgici, se ne dolgono. Come vede la città da fuori?

"Purtroppo ho dovuto vederla davvero da fuori, nonostante tutti i miei libri li abbia preceduti dalla visita sui luoghi in cui vissero i protagonisti delle mie biografie, ma a fine febbraio 2019 rimasi bloccata nella mia casa di Mantova dalla pandemia e in compagnia dell’enorme epistolario di Baldassarre. Perciò lui è stato sempre con me durante il lockdown, ma anche Urbino era nel mio cuore. Ho cercato di ritrovarla sul web con video e immagini ma sono certa che sabato, quando finalmente sarò a Palazzo Ducale, mi farò prendere dalla commozione. Urbino, a prescindere dalle vie di comunicazione, è ancora oggi un luogo irrinunciabile per tutti quelli che amano l’arte e la cultura".