Tutti stretti nella torre. La torre come “abitazione“ è una abitudine Medievale. Nell’antichità le torri erano perlopiù strumento difensivo, in uso lungo le mura urbiche, destinate allo stazionamento delle guardie preposte alla difesa. Tante città romane non hanno avuto mura sino al III secolo d. C. (Pesaro e Urbino però le avevano già dalla loro fondazione).
A partire dal III secolo molti centri urbani si dotarono di difese, a causa della prima serie incursioni barbariche, anche ispirandosi alle stesse mura Aureliane di Roma. Tornando al Medioevo, è poco prima dell’XI secolo che si diffondono, in città, le prime torri a uso residenziale, non strettamente difensivo. La torre era conveniente per due motivi: il lotto di terreno acquistato poteva essere una piccola area, anche di soli metri sette per sette (49 metri quadri), ma in “cubatura“ sviluppava tanto, attraverso l’architettura aerea, salendo verso l’alto. Le torri svettavano e avevano molti piani. Sicuramente risiederci non era comodissimo, ma almeno si stava al sicuro. Nel basso Medioevo, dopo l’anno Mille, le torri "proliferarono in città" e, spesso, erano affiancate da case vere e proprie. Allora si tese ad abitare nelle case e a sfruttare le torri annesse come magazzini, come parti delle stesse abitazioni. Negli statuti medievali ascolani vigeva il divieto di lanciare pietre dalle torri. Ciò conferma il loro utilizzo promiscuo: residenziale e difensivo.
In certi casi, quando vi erano più abitazioni addossate a una stessa torre, la torre poteva essere posseduta in comproprietà, suddivisa per piani di utilizzo, con accesso riservato. Vi erano casi di "consorterie" parentali o societarie che possedevano torri con proprietà frammentate, ad esempio presso le città di Firenze e di Siena.
(puntata 252)
Daniele Sacco