Concessioni, la rabbia dei bagnini di Pesaro: "I sacrifici fatti qui me li porto via"

Titolari delusi dopo la sentenza dell’Europa che ieri ha confermato l’obbligo di mettere all’asta i contratti. Alcuni di loro: "Se il problema sono i bassi costi, che li alzino: ma non possiamo essere noi a decidere"

Stefano, Monica e Giovanni Tamburini

Stefano, Monica e Giovanni Tamburini

Pesaro, 21 aprile 2023 – Una bocciatura totale e un invito ad applicare la direttiva Bolkestein del 2006. È quanto affermato dalla sentenza emessa ieri mattina dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea nei confronti della normativa che regola le concessioni balneari in Italia. Stop quindi a rinnovi automatici per l’occupazione delle spiagge che, al contrario, dovranno essere sottoposte a gara d’appalto, ritenute dalla Corte di giustizia: "Trasparenti e non discriminatorie".

Stefano, Monica e Giovanni Tamburini
Stefano, Monica e Giovanni Tamburini

La stagione balneare 2023 - che nelle Marche inizia ufficialmente il 29 aprile - potrebbe quindi essere l’ultima per la maggior parte degli stabilimenti balneari in città, a riguardo si contano già le prime preoccupazioni da parte dei bagnini, intenti in questi giorni alla riapertura delle strutture che torneranno ad essere operative tra la fine di aprile e gli inizi di maggio, buon tempo permettendo.

“Non capiamo il motivo di mettere all’asta le spiagge su cui abbiamo investito e lavorato per anni. Se il problema sono i bassi costi delle concessioni, che ce li alzassero. Noi siamo disposti anche a pagare di più, ma vederci portar via sacrifici di una vita, no. Non ci stiamo – dicono Stefano, Monica e Giovanni Tamburini di bagni Stefano 36 -. Che non passasse il messaggio che siamo noi bagnini a non voler pagare adeguatamente le concessioni al Demanio perché non siamo noi a decidere i prezzi che al contrario ci vengono dati. Sarebbe come andare in un negozio e chiedere al commesso di pagare un capo più del suo prezzo di listino. Di certo – aggiunge Stefano Tamburini – dovesse tornare all’asta la spiaggia noi porteremo via tutti gli investimenti fatti sulla struttura".

Stessa cosa anche per i bagni Bea Beach 31, poco più avanti, che sta già avviando i preparativi per l’apertura di fine mese: "I sacrifici fatti su questa spiaggia io me li porto via con me – sottolinea il titolare Michele Cruciani -. Poi sarei curioso di vedere chi investe da zero su una spiaggia vuota che probabilmente li sarà concessa solo per pochi anni. Così si distrugge un settore".

Nel frattempo, si attende che la situazione diventi più limpida anche se l’instabilità inizia a pesare: "Sono anni che si parla di questa situazione – spiega Alfredo Giampaoli, nipote di Cruciani -, ogni anno cambiano le carte in tavola e questo limita la nostra possibilità di pianificazione. È come se tutto fosse fermo, senza prospettive".

Umori bassi anche a bagni Gilberto dove il 24enne Giacomo Tombari si interroga sul futuro: "Abbiamo anche investito in questi anni perché è il nostro lavoro e teniamo ai nostri clienti, ma chissà dove finiremo. Un piano B ce l’ho – dice Tombari -, studio informatica ad Urbino e mi mancano pochi esami per concludere il percorso, però è un dispiacere. Speravo di poter continuare a fare questo mestiere, proprio come mio padre".

Ora, starà al governo intervenire sulla situazione tendendo però a mente i dettami della nuova sentenza della Corte, evitando così gravi ripercussioni per il paese che già con il Milleproroghe - che ha appunto prorogato al 2024 le concessioni esistenti - ha creato attrito tra le due parti.