Ai creditori il 20% su un debito di 1,4 miliardi Ma non in denaro. Cmc, ecco la ripartizione

Definita la distribuzione prevista dal concordato preventivo. A rimetterci molte imprese di Ravenna, banche e persino il Comune

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E venne il giorno della ripartizione. Briciole, o poco più, per le centinaia di creditori rimasti beffati dalla crisi Cmc. Il collegio dei commissari giudiziali ha ultimato la procedura di concordato preventivo. Su 1,4 miliardi di debiti ne saranno restituiti 286 milioni euro, il 20% dell’ammontare complessivo. Restituzione non in denaro liquido, ma attraverso ’strumenti finanziari partecipativi’, cioè titoli di debito. La distribuzione avverrà su quattro classi, in base al credito vantato. Il quadro che emerge è una sorta di strage degli innocenti, dove a rimetterci è soprattutto il sistema bancario. Ma vi sono anche imprese ed enti ravennati, tra cui il Comune, che riceveranno un obolo al posto di quanto spetterebbe loro.

Il gruppo Ecis, che un tempo faceva capo a Gianni Fabbri, già patron del Ravenna Calcio, vantava crediti per 1,2 milioni di euro, ne riceverà 190mila. Il Consar era esposto per 1 milione (rientra di 215mila); la Ceir per 99mila (20mila); Bondoli e Campese per 133mila (22mila); la Bi Com System per 108mila (21mila); l’Acmar per 101mila (20mila); la Marini per 70mila (14mila); la Elios per 60mila (12mila). E così via per decine di creditori minori. Tra questi ci sono anche il Comune di Ravenna con 43.798 euro, per Tari ed Imu (rientra di 8.700 euro), la Fondazione Ravenna Manifestazioni con 156mila euro (31mila), Autorità portuale con 35mila (7000). La Lega Coop Ravenna c’è rimasta dentro con 375mila euro (rientra di 75mila), quella della Lombardia per 60mila. Ma il danno al sistema cooperativo rosso è ancora più esteso: la Federazione delle Cooperative della Provincia di Ravenna, costituita dal pioniere Nullo Baldini, era creditrice di 213.000 e se ne vedrà restituiti appena 42mila; Federcoop Nullo Baldini di poco meno di 14mila euro (2700), la Federcoop Romagna di quasi 6mila euro, mentre la Finccc Spa del gruppo Unipol è creditrice di oltre 8,2 millioni di euro (1160 circa).

Anche Cooperare Spa, la finanziaria di Legacoop nazionale per gli investimenti in capitale di rischio, è esposta per poco meno di 3 milioni di euro. I debiti di Cmc non risparmiano la cooperativa sociale di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati La Pieve presieduta da Idio Baldrati, consigliere comunale del Pd, esposta per 25.400 euro (5mila). Ma a rimetterci di più è il sistema bancario, che vantava crediti ingentissimi: La Cassa di Ravenna, su 19,2 milioni riceverà 3,8 milioni; il Credito Cooperativo di Ravenna, Forlì e Imola, di 3,9 milioni avrà indietro 794mila euro; al netto dei rimborsi MPS lascia sul campo 43 milioni, BPM 65 milioni, Banco di Sardegna 2 milioni, Banca Intesa 23,7 milioni, Zurich Insurance 25 milioni, Banca Ifis 16,3 milioni, Credit Agricole Cariparma 11,2 milioni. Non potevano mancare i debiti verso l’Inps per poco più di 76.000 euro e verso l’Inail per oltre 21.000 euro. Non se la passano bene i soci e i soci pensionati di CMC, possessori insieme a terzi delle azioni di partecipazione coooperativa: il loro credito è di circa 60.000 euro. Un piccolo obolo lo paga anche Cassa Depositi e Prestiti: 4,8 milioni di euro, credito che però è integralmente contestato da Cmc. Tra le centinaia di fornitori italiani, primeggia la GED esposta per 8,3 milioni, oltre a Grandi Lavori Fincosit con 1,2 milioni e Grandi Trasporti con oltre 1 milione, mentre la Mapei ha contenuto il danno in 200mila euro. C’è anche un piccolo sacrificio da 12mila euro per Nomisma, fondata da Romano Prodi, mentre (felice) fanalino di coda di questa classifica è il Pd di Rimini con 800 euro. Il terremoto ha dimensioni planetarie. A parte l’Italia, dall’estremo oriente all’Africa al mondo arabo c’è una miriade di creditori. Come la Mantrac Kenya con 393mila euro, il Nan Jiag Chou Group con 600mila, la Mota-Engil Engineering Angola con 1,7 milioni di euro e la Nepal Investment Bank con 8 milioni di perdita e la Barclays Bank di Kenia e Zambia con 10 milioni di euro di crediti insoluti.

Lorenzo Priviato