All’ombra del Pavaglione

Stasera Daniele Serafini presenta all’Ala d’Oro di Lugo il suo ultimo libro

All’ombra del Pavaglione

All’ombra del Pavaglione

Ad aprire la primavera del Caffè Letterario di Lugo è Daniele Serafini che stasera alle 21, all’hotel Ala D’Oro, presenta il suo nuovo libro ‘All’ombra del Pavaglione’, in dialogo con Massimiliano Fabbri e Maria Chiara Sbiroli. L’ex direttore del Museo Baracca e responsabile delle attività espositive del Comune di Lugo ha raccolto una serie di scritti pubblicati su cataloghi, riviste specializzate, atti di convegno, ancora attuali, accostandoli ad altri più recenti.

Serafini, come nasce l’idea di questo nuovo libro?

"Fondamentalmente da tre esigenze. La prima è quella di rendere fruibili testi consultabili, nel migliore dei casi, solo nelle biblioteche o in archivi privati. La seconda, legata in particolare agli inediti, è di dare un contributo alla riflessione su alcuni tratti identitari del nostro territorio. In ultimo, in una fase storica in cui sul web chiunque si può appropriare di contenuti altrui, mi è parso giusto riunire in un unico volume i miei scritti affinché ne risultasse chiara la paternità".

Cercando di svelare qualcosa in più del dietro le quinte che sempre incuriosisce, c’è un episodio che ricorda del teatro Rossini per esempio?

"Ce ne sono diversi, in realtà, di cui sono stato diretto testimone. Ricordo con grande emozione quando, insieme al sindaco, abbiamo accolto la regina Paola del Belgio con Alberto II, dopo l’abdicazione, che ci volevano ringraziare per una mostra dedicata a Fulco Ruffo di Calabria. La regina rimase estasiata dall’esibizione del mezzo soprano Daniela Pini".

A colpire l’attenzione del lettore è certamente un paragrafo intitolato ‘Lugo con gli occhi di Philippe Daverio’. A cosa si fa riferimento?

"A una visita del noto storico e critico d’arte a Lugo nel 2001, accompagnato da una troupe televisiva. Trovandosi nel bel mezzo della Rocca Estense, del Pavaglione e del monumento Baracca, disse: ’Questo è un esempio di sincretismo di stili. Bisogna invitare gli studenti di architettura di Ferrara perché qui si spazia dal Medioevo sino alla metafisica di De Chirico, con un confronto immediato di quasi otto secoli’. Aveva offerto una lettura positiva di ciò che molti, prima di lui, avevano solo giudicato un’accozzaglia di stili diversi".

Poi c’è il bel ricordo di Louis Blériot…

"Sì. Nel 2010, dopo essere stati contattati dall’Aeronautica Italiana, abbiamo avuto la visita del nipote e omonimo del grande ingegnere e costruttore Blériot, il primo a trasvolare sulla Manica e poi a fondare una grande azienda. Il nipote aveva appena acquistato uno Spad dello stesso tipo che Baracca aveva pilotato negli ultimi anni della sua breve carriera. Così gli consentimmo di studiare la meccanica e di scattare foto negli orari di chiusura del museo. Il periodo lughese gli consentì poi di restaurare il suo velivolo che ora si trova in un museo francese". Roberta Bezzi