Bar Timone, addio degli storici gestori: "Tanti problemi, passiamo la mano"

Lara e Umberto Civenni, con la moglie di lui Sawitree, ieri hanno salutato gli ultimi clienti: "Grazie a tutti"

Bar Timone, addio degli storici gestori: "Tanti problemi, passiamo la mano"

Bar Timone, addio degli storici gestori: "Tanti problemi, passiamo la mano"

"A volte la sera chiudi il bar e ti siedi a guardare il canale di notte. Una leggera brezza, l’acqua leggermente increspata e ti rilassi. I problemi si allontanano e ripensi a quante storie e quanta gente sia passata da queste parti in 57 anni". Un tuffo al cuore e una manciata di righe lasciate a un post pubblicato ieri su Facebook: "Questa sera salutando l’ultimo cliente per l’ultima volta la porta si chiude. GRAZIE A TUTTI". Il bar Timone in realtà da oggi non chiuderà ma dietro al bancone, che si affaccia sul molo di Marina di Ravenna, non ci sarà più la famiglia che gestisce il locale da quasi 57 anni con prima mamma Leda e papà Remigio e poi i fratelli Lara e Umberto Civenni, con la moglie di lui Sawitree Khongphetsak.

"Un mese fa abbiamo ricevuto un’offerta da una società ravennate e abbiamo deciso di accettare – racconta Umberto davanti all’ingresso –. I problemi erano tantissimi, non sono più i tempi per un’impresa di famiglia come la nostra. Le difficoltà sono iniziate con la pandemia, poi ci sono le incertezze legate alla Bolkestein perché qui i muri erano i nostri ma il terreno è demaniale". Lara saluta due clienti e si appoggia a una sedia: "Mi dispiace, questa era la nostra casa: eravamo qui dalle 6 a mezzanotte. Sono commossa ma non piango". E inizia la storia: "Mia mamma Leda ha aperto il 4 agosto 1967, poi c’era mio padre Remigio che arrivava ogni giorno alle 4 e mezza. I ricordi? Io sono nata nel ’69, quando il bar era già aperto, ma ne ho tantissimi: adesso mi viene in mente il Palio della Cuccagna che purtroppo non si è più potuto fare. Ma anche i pescatori che venivano qui, cucinavano il pesce e mangiavamo fuori tutti insieme".

Umberto abbraccia un uomo, occhiali da sole e giubbotto di pelle: "Lui è Gino Pasquini, 86 anni, è il primo cliente che è entrato. Faceva il motorista e viene sempre a giocare a carte qui". Una fotografia davanti all’insegna del bar è il minimo che si possa fare per ringraziarlo, insieme a tutta la famiglia. Ma Sawitree resta dentro: "Sta piangendo" dice Lara, ma a un certo punto esce e, tra i ricordi del marito Umberto, ritrova il sorriso. "Sarebbe bello ritrovarsi con chiunque abbia un racconto o un aneddoto da condividere sul bar Timone" dice Lara. Umberto le fa eco: "Si potrebbe scrivere qualcosa sulla pagina Facebook. Penso per esempio a Giorgio Ballarin, che personaggio. Era di origini veneziane e veniva sempre".

Ma ora è tempo di pensare al futuro: "Siamo contenti di lasciare il bar a persone del posto – dice Umberto –. Per il resto Lara e Sawitree quest’estate faranno la stagione al bagno Riva Verde e io mi prenderò qualche giorno per sbrigare le varie pratiche burocratiche e poi cercherò lavoro: mi mancano tre anni alla pensione". Arriva la sera e si spengono le luci: la famiglia Civenni lascia il bar Timone e un pezzo di storia che se ne va.

Milena Montefiori