
Nel 2022, a Mandriole, furono rinvenute un’azavola e una volpoca. Una delle due doppiette ha opposto il decreto di condanna.
Un 72enne cacciatore ravennate dovrà affrontare un processo con l’accusa di aver abbattuto due esemplari di uccelli protetti, in violazione di quanto previsto dalla legge 157 del 1992. La norma in questione, che disciplina la tutela della fauna selvatica, punisce l’abbattimento, la cattura o la detenzione di specie di fauna selvatica protette, prevedendo sanzioni sia amministrative che penali. Tali misure hanno l’obiettivo di garantire la conservazione delle specie e di prevenire atti di bracconaggio.
I fatti risalgono al 17 dicembre 2022, durante una giornata di caccia nella zona delle Valli di Mandriole. I carabinieri forestali della stazione di Casalborsetti, in servizio nella zona, avevano udito diversi spari provenire dall’area, nonostante l’orario di caccia fosse ormai terminato al calare del tramonto. Dopo aver sentito cinque-sei colpi, seguiti da altri uno o due provenienti da una zona limitrofa, i forestali si erano avvicinati, identificando i due cacciatori mentre lasciavano la zona.
Dopo l’intervento, erano stati trovati due volatili morti nelle vicinanze: un esemplare di alzavola e uno di volpoca, entrambe specie protette ai sensi dell’articolo 2 della legge che disciplinala caccia. I due uomini erano poi stati sottoposti a identificazione e le armi e le munizioni in loro possesso furono sequestrate, insieme ai bossoli rinvenuti nei pressi dei rispettivi appostamenti di caccia, poco distanti l’uno dall’altro.
A seguito delle indagini, è stato emesso un decreto penale di condanna per i due cacciatori. Uno ha scelto di estinguere il reato tramite oblazione, pagando una sanzione, mentre il secondo, assistito dall’avvocato Fabio Fanelli, ha deciso di opporsi al decreto e affrontare il processo. Durante l’udienza preliminare davanti al Gip Andrea Galanti, la difesa ha richiesto il giudizio abbreviato condizionato all’escussione del compagno di battuta, presumibilmente per sostenere che l’imputato non sia stato l’autore materiale degli spari. Il processo è stato rinviato a dicembre.
La vicenda ha attirato l’attenzione della Lega Italiana Protezione Uccelli (Lipu), che ha chiesto di costituirsi parte civile tramite l’avvocato Giuseppe Savini, ieri rappresentato in aula dall’avvocato Simone Balzani. La Lipu, che considera l’episodio un caso di bracconaggio in un’area di alto valore ambientale, intende difendere gli interessi della fauna protetta e l’applicazione rigorosa delle normative sulla caccia.
In aggiunta all’accusa di abbattimento di specie protette, ai due cacciatori era stata contestata anche una sanzione amministrativa per aver cacciato oltre l’orario consentito, dato che gli spari erano stati uditi dopo il tramonto. Il caso riaccende il dibattito sulla necessità di maggiore tutela della fauna e sulla vigilanza contro le violazioni della legge sulla caccia, in particolare in zone di rilevanza ambientale come le Valli di Mandriole.
l. p.