CARLO RAGGI
Cronaca

Braga, nato per recitare: "Iniziai all’asilo, vinsi la timidezza. Ma chi fa teatro resta giovane"

Una carriera avviata presto, a 14 anni era la comparsa per Ravenna Festival nelle opere liriche. Una vita fra architettura e palcoscenici: " Volevo fare il calciatore, ma ero un brocco".

Braga, nato per recitare: "Iniziai all’asilo, vinsi la timidezza. Ma chi fa teatro resta giovane"

di

Si atteggiava ad attore già all’asilo, a 14 anni faceva la comparsa per Ravenna Festival nelle opere liriche alla Rocca, poi il debutto nel 1985 nel Piccolo Teatro Città di Ravenna, scelto da Gino Caprara per una parte nel testo dialettale ‘E vampiro’ di Bruno Gondoni. E contemporaneamente il corso di architettura a Firenze. Per Alessandro Braga architettura e teatro sono sempre andati a braccetto, una simbiosi che l’ha portato a ricercare bellezza e armonia sul palcoscenico a maggior ragione quando si è cimentato nella regia e da quando ha superato i 40 anni di vita gli impegni si sono moltiplicati: laboratori teatrali nelle scuole e per adulti, attore in lingua e regista in una compagnia tutta sua, commediografo, quindi il salto a livello nazionale con parti in una cinquantina di film, docufilm, promo e serie tv anche per Amazon Prime e con ruoli alternati, ma circoscritti: l’ufficiale nazista, il poliziotto, il procuratore. Ormai senza attimi di sosta e tanti riconoscimenti. E se gli amici lo chiamano, fa presto a schizzare su carta il miglior ambiente di casa. Estetica quale categoria dell’architettura e del teatro, un concetto che si ispira ad Aristotele… "Ricorderò sempre il primo giorno di università, a Firenze: il professore, era il 1985, ci salutò dicendosi sicuro che la maggior parte di noi non avrebbe fatto l’architetto, ma avrebbe comunque sfruttato l’insegnamento ricevuto: ‘Noi insegniamo la bellezza, noi insegniamo la creatività’. Nessuna scuola di teatro mi avrebbe potuto insegnare di più. Bellezza e creatività sono la spina dorsale per chi sta sul palcoscenico".

Quando ha iniziato a recitare?

"All’asilo. Mi mettevo in testa un’infinità di cappelli che trovavo in una scatola. Poi le recite alle elementari e alle medie. Non si sorprenda, ero timidissimo, ma la recitazione è proprio un mezzo per battere la timidezza. Ben lo sa chi viene nei miei laboratori, imparare il linguaggio del corpo, del volto, mettere in campo la migliore dizione, tutti strumenti per affermare sé stessi verso l’esterno".

E in casa cosa dicevano babbo e mamma? Intanto, dove è nato?

"Ad Alfonsine, perché lì c’erano i nonni materni, i miei vivevano a Ravenna. Il babbo, Vitaliano, era autotrasportatore, grande amante della lirica, c’era sempre il giradischi acceso in casa. La mamma, Rosella Ingegneri. E poi il nonno, Filippo, morto a 100 anni, nel ‘98. Grande figura, importante, con i suoi racconti di guerra. Babbo e mamma hanno assecondato le nostre scelte".

Lei ha fratelli?

"Sì, Stefano, di dieci anni più giovane. E faceva il calciatore, nel Cesena, poi in altre squadre, quindi l’allenatore. Pensi, due figli, uno calciatore, l’altro attore…insomma non proprio il posto sicuro in banca, come andava ancora di moda. Epperò eccoci qua…".

Finite le medie che scuola ha scelto?

"Il liceo artistico, una scelta combattuta, per il motivo che le ho appena detto…mi piaceva il disegno, sognavo di diventare fumettista, amavo l’arte e pensavo al teatro e in quegli anni cominciai a frequentare l’Alighieri, ero affascinato dagli spettacoli, dalle scenografie… e dimenticavo, a 14 anni ero comparsa fissa per le opere liriche di Ravenna Festival alla Rocca. Mi diplomai in quattro anni, diedi un calcio…al calcio, mi iscrissi ad Architettura a Firenze e debuttai con la compagnia dialettale del Piccolo Teatro Città di Ravenna con il grande regista Gino Caprara".

Stop, un momento, quanta carne al fuoco tutta insieme. Mi spieghi, cosa c’entra il calcio? "C’entra perché fin da ragazzino giocavo anch’io a calcio, nelle giovanili del Ravenna, ma ero un brocco e nell’autunno del 1985 in una partita in cui mi avevano messo in porta perché in tutti gli altri ruoli non me la cavavo, mi passò fra le mani la palla che mi stava restituendo un difensore. Mi vergognai tanto e dissi basta. Pochi mesi prima, il 3 aprile 1985 avevo debuttato nella chiesa di S. Biagio in ‘Parsifall’ e il giorno in cui partivo per Firenze, per l’Università, il regista Gino Caprara mi affidava una bella parte nella commedia dialettale ‘E vampiro’, di Bruno Gondoni".

E come salta fuori il grande Caprara?

"Gli avevano parlato di me due amici di mia mamma, Renzo e Anna Maria, due secondi genitori per me! Debuttai al Rasi nella rassegna del teatro dialettale il 18 novembre".

Ma lei il dialetto come lo conosceva?

"Beh, in casa il babbo e la mamma parlavano spesso in dialetto…e poi c’era il nonno. Grande patrimonio tutto questo!"

E dopo il debutto?

"Un intreccio di impegni, lo studio, un po’ rallentato, il radiocronista per RadioZero al Festival di Sanremo, l’esperienza in studi di architetti a Firenze, le recite e i laboratori a Ravenna, il servizio civile con Ravenna Teatro, la collaborazione all’organizzazione di ‘Ravenna bella di sera’ e di ‘In centro c’è spettacolo’ e in più la frequentazione, ogni estate, dal 1986 fin verso il 2000, al corso di dizione e recitazione che si teneva per una settimana al convento di Fognano. E in quel periodo misi in piedi anche una compagnia".

Che si chiama?

"Il ‘Laboratorio italiano del Piccolo Teatro Città di Ravenna’. Con gli amici misi in scena un mio spettacolo che replicò dieci settimane…Fu la prima recita in lingua!".

E la laurea?

"Tardi, nel 1998, per via delle tante attività di mezzo. E con una tesi sugli spazi teatrali a Ravenna a cominciare dal Medioevo e con progettazione di un auditorium nel ‘Sigarone’! Con prefazione di Cristina Muti. E intanto cercavo contatti a livello nazionale, mandavo le mie foto alle produzioni. Tanto che feci un provino anche per Tinto Brass per ‘Così fan tutte’, a Cinecittà…mia mamma era disperata! E in quel fine anni 90 cominciai a entrare negli ingranaggi del cinema e piano piano si aprirono tante porte in film, docufilm, serie tv, spot pubblicitari…"

Racconti.

"Intanto dico subito che ho ricoperto soprattutto ruoli di ‘uomo di legge’, carabiniere, poliziotto, procuratore o all’estremo opposto, tipo ufficiale nazista. Cominciai a fine anni 90 con la fiction girata a Ravenna, ‘Fine secolo’, facevo la parte di un gerarca fascista, poi la parte di un carabiniere in una fiction con la Litizzetto, il procuratore della repubblica nel film ‘Pantani’ e poi alcuni videoclip, fra cui il ruolo del commissario nel videoclip di Fabrizio De Andrè ’ Il pescatore’ e del Mangiafuoco in ’Mastro Geppetto’ di Edoardo Bennato. Mentre ho appena concluso di girare per Amazon Prime la seconda serie di ’The bad guy’ dove sono un carabiniere dei Ros e anche uno spot pubblicitario per i supermercati Pam".

Il suo sogno da ragazzo si è avverato!

"Alla mia agenzia di Milano mi dicono ‘Ale, è il tuo momento, hai l’età giusta per parti importanti e hai un volto che piace’. Stanno arrivando tante richieste, sono sempre in giro, perché ovviamente a questi impegni si aggiungono quelli relativi ai laboratori di teatro, alle lezioni nelle scuole, alla regia teatrale, alla produzione di testi…! Il mio obiettivo è far amare il teatro, chi fa teatro resta eternamente giovane, basta guardare all’età di certi maestri attori, perché sul palco recitare è giocare e quando il gioco è arte si entra nella sfera estetica".