Caffè ’killer’ per la ex, la figlia ora è parte civile

La minorenne avrebbe assistito a episodi di violenza domestica. Secondo l’accusa l’imputato ha cercato di avvelenare la moglie

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La figlia minore del cuoco ultraquarantenne del Faentino, accusato di aver cercato di avvelenare l’ex moglie sciogliendole pastiglie di anticoagulante nel caffè, si è costituita parte civile contro il padre. La richiesta è stata avanzata in seguito ai colloqui tra la bambina e gli operatori dei servizi sociali, e arriva a processo già iniziato. Il quadro delle violenze di cui è accusato l’uomo, infatti, è ben più ampio rispetto all’episodio che in primis ha portato alla querela e poi al processo, ovvero quello legato al caffè: al contrario l’ex moglie ha raccontato di aver subito vessazioni e anche violenze sessuali all’interno delle mura domestiche. Risulta che la figlia della coppia abbia assistito a parte di questi episodi, e da qui la costituzione a parte civile. Certo, trattandosi di una minore la situazione andrà affrontata nel modo più delicato possibile: nei prossimi giorni sarà nominato un consulente che dovrà stabilire se la bambina sia in grado di prendere parte al processo, ovviamente in una cornice protetta. La minore è rappresentata dall’avvocato Carlo Piccoli. Gli avvocati della difesa Marco Valeri e Marco Malavolta ieri in aula si sono opposti alla costituzione di parte civile dicendo che invece che la bambina è sempre stata in ottimi rapporti con suo padre e che non ha interesse a opporsi a lui in aula.

La vicenda è partita alla fine dello scorso settembre, quando la ex moglie del cuoco, difesa dall’avvocato Laerte Cenni, ha sporto denuncia all’Arma riferendo di aver trovato una strana sostanza disciolta nel caffè che l’imputato negli ultimi tempi insisteva per prepararle. Da lì sono scattate le indagini, durante le quali sono state raccolte anche intercettazioni video in cui si vede l’uomo preparare il caffè versando nella tazzina anche una doppia dose di un vasodilatatore. Ieri in aula a testimoniare, davanti al collegio presieduto dalla giudice Cecilia Calandra, c’era il carabiniere che per primo ha raccolto la denuncia della donna, che ha risposto alle domande del procuratore capo Daniele Barberini. "Ero fuori dalla nostra caserma quando è passata la persona offesa, che tra l’altro conosco perché è del posto – ha raccontato –. Mi ha visto e mi dice: ’Ti posso chiedere un’informazione o un consiglio?’ e dico: ’Dimmi, che succede?’. E lei mi dice: ’Sai, mi capita che trovo una sostanza nelle tazzine del caffè che prepara la mattina mio marito’. A quel punto le ho detto di spostarci in caserma". Il carabiniere ha raccontato che la donna aveva con sé cinque involucri di carta stagnola contenenti la sostanza che lei aveva prelevato da diversi caffè negli ultimi 10 giorni: "Zucchero bianco mischiato con zucchero di canna con altra sostanza di colore giallastro all’interno".

Il cuoco è in custodia cautelare in carcere, accusato di tentato omicidio pluriaggravato, maltrattamenti e violenza sessuale.

sa.ser