Caro bollette anche nei monasteri a Ravenna

Suor Anastasia: "Ci sono alcune sorelle molto anziane, non possiamo certo rischiare di farle ammalare". Clarisse Cappuccine: " Abbandoneremo il grande refettorio per i pasti, a vantaggio di una stanza più piccola"

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Ravenna, 21 ettembre 2022 - Il ‘caro bollette’ si fa sentire ovunque anche in quei luoghi che, per vocazione, sono meno attenti alle questioni economiche e maggiormente a quelle spirituali. Come i monasteri. Un po’ di preoccupazione c’è in via Guaccimanni dove ha sede il monastero Santo Stefano delle Carmelitane. "L’aumento c’è stato, non si può negare – racconta suor Anastasia –. All’improvviso ci siamo trovate a pagare mille euro per la luce quando in genere ne spendevamo 700, mentre uno dei due contatori del gas già adesso segna 500 euro. Non so come faremo se si considera che ci sono alcune suore anziane di più di 90 anni che hanno già freddo adesso. Non possiamo certo rischiare di farle ammalare". L’edificio che ospita le Carmelitane è di quelli importanti: qualche migliaio di metri quadrati distribuiti su tre piani, con sale ampie e dai soffitti alti, con tanto di refettorio chiesa. Un tempo ospitava 30 suore, che oggi sono solo 10, di età compresa tra i 45 e gli ultra-novanta.

"Non è facile pensare a soluzioni per risparmiare – continua suor Anastasia – perché gli infissi sono vecchi e fanno entrare spifferi enormi, gli impianti sono ormai datati e non consentono più di tanto di non riscaldare alcuni ambienti a vantaggio di altri. La verità è che sarebbe necessario metter mano ovunque ma è impossibile. Il nostro sogno sarebbe avere una ‘casa’ piccolina a nostra misura, ma questo monastero lo abbiamo avuto in eredità ed è un bene ecclesiastico". Qualche anno fa sono stati installati dei pannelli fotovoltaici che aiutano a produrre acqua calda ma non a scaldare. Tanto più che le Carmelitane sono impegnate da tempo nell’attività di produzione di ostie, qualche centinaia di migliaia da destinare alle Diocesi di Ravenna-Cervia e Forlì-Cesena. Anche se la gente che va in Chiesa è diminuita, è pur sempre un lavoro importante che si svolge con macchinari quali impastatrici e compressori che consumano molta energia.

Non è molto diversa la situazione al Monastero delle Clarisse Cappuccine di via Pietro Alighieri, dove vivono sette suore. Un numero esiguo se si considera che un tempo erano 23. "Non è facile trovare soluzioni pratiche – spiega suor Maria Grazia Francesca –, ma in qualche modo cercheremo di ‘tagliare’ il possibile. La nostra è una struttura antica e molto grande con caldaie sparse un po’ qua e là. Visto che siamo rimaste così in poche, stiamo pensando di raggrupparci, nel senso di utilizzare camere vicine, oltre che di abbandonare il grande refettorio per i pasti, a vantaggio di una stanza più piccola. Terremo spento il riscaldamento anche nell’infermeria a meno che non ci sia una sorella che ne ha necessità per malattia, come capitato anche di recente. Se ci sono riusciti i nostri nonni a crescere in salute con qualche grado in meno, in qualche modo ce la faremo anche noi. Il nostro pensiero va sempre a chi sta peggio di noi e ha ben altre difficoltà da affrontare".