REDAZIONE RAVENNA

Cavalli abbandonati, multati in tre

Patteggiano 8.000 euro di ammenda a testa per sette equini lasciati nella neve a Baffadi, nel Casolano

Hanno patteggiato 8.000 euro di ammenda a testa, due di loro con pena sospesa. Si è chiusa così ieri mattina davanti al giudice Tommaso Paone la vicenda relativa ai contestati maltrattamenti su tre cavalli e quattro muli che per lungo tempo avevano vagato in zona Baffadi, frazione montana del comune di Casola Valsenio al confine con la Toscana.

Le segnalazioni su quei sette animali erano cominciate almeno quindici mesi prima quando alcuni contadini li avevano notati mentre si aggiravano sui campi coltivati e lungo la provinciale Casolana con il rischio di essere travolti.

E quando vigili del fuoco e carabinieri nel marzo 2018 erano riusciti a recuperarli, uno dei cavalli zoppicava mentre tutti gli animali – secondo l’accusa – erano provati dalla fame anche per l’impossibilità, da giorni, di potersi adagiare su un giaciglio a causa delle abbondanti pregresse nevicate.

Una situazione, quella delineata dagli inquirenti, che aveva fatto finire a processo tre persone imputate a vario titolo oltre che di maltrattamento aggravato di animali anche di abbandono dei quadrupedi.

Si tratta di uno dei due titolari dell’azienda agricola a cui appartenevano le bestiole (una 58enne di Ravenna) e dell’amministratore di fatto, un 71enne di Casola Valsenio (entrambi difesi dall’avvocato Carlo Benini). Nonché dell’altro titolare, un 65enne ravennate che ora vive in Sudamerica (è difeso dall’avvocato Nicola Festa).

Negli ultimi tempi gli animali in questione, a causa delle fitte nevicate che avevano ricoperto gli arbusti di cui si cibavano, avevano peraltro iniziato ad avvicinarsi ai centri abitati e a calpestare i terreni coltivati. Il problema era diventato notorio tanto che più volte diversi proprietari della zona, si erano rivolti ai carabinieri forestali e alla polizia locale dell’Unione.

Il sindaco di Casola Valsenio allora aveva emesso due ordinanze alle quali tuttavia non era stato dato corso. E così alla fine era scattata la non certo semplice operazione di recupero. Di buon mattino oltre ai carabinieri, si erano mossi anche i vigili del fuoco volontari di Casola e diversi contadini della zona. I sette animali erano stati avvistati in un campo a mezzo chilometro dal vecchio cimitero, ormai in disuso, di Rio Valle, trasformato in un ricovero dove in passato erano stati custoditi.

Grazie al supporto anche di un mezzo agricolo, alla fine era stato possibile liberare la strada verso il cimitero ricreando uno spazio dove potere custodire le bestie.

La vecchia mangiatoia era stata riempita con il fieno che i carabinieri avevano acquistato di tasca loro. Infine era stato lasciato un cancello aperto. Dopo i lavori di ripristino, terminati a tarda sera, tutte le persone avevano lasciato l’area sperando: così la mandria, attirata dall’odore del fieno, era entrata nel recinto.

La mattina dopo i militari dell’Arma avevano potuto chiudere il cancello.