REDAZIONE RAVENNA

Choc a una festa privata: "Nostra figlia stuprata a 16 anni. E ora ha paura di incontrarlo"

Il racconto di due genitori ravennati su quanto accaduto durante una notte tra amici. La procura ha indagato un neomaggiorenne per violenza sessuale pluriaggravata.

Choc a una festa privata: "Nostra figlia stuprata a 16 anni. E ora ha paura di incontrarlo"

"Sono venuti a casa nostra per dircelo. Quando l’ho saputo, sono rimasto come se mi avessero dato un pugno in faccia, non mi sembrava vero".

Ci sono notti che ti cambiano la vita. E non solo la tua, ma pure quella di chi ti sta vicino e ti vuole bene. I tuoi genitori, insomma. A Chiara, studentessa 16enne ravennate, è accaduto a inizio maggio quando pensava di andare a una piccola festa tra amici e si è ritrovata in un locale con una settantina di persone. Il tempo di salutare il padre che l’aveva accompagnata sin lì, qualche drink e poi lo stupro da parte di quel ragazzo che nemmeno conosceva. Ora lui - da poco maggiorenne - è indagato per violenza sessuale pluriaggravata: presto il pm Caterina Sallusti potrebbe interrogarlo. La voce narrante di questa storia, è quella dei genitori di Chiara tutelati dall’avvocato Aldo Guerrini. Tutto vero, tranne il nome della ragazzina ovviamente.

Il padre: "Ho preferito non chiederle nulla sui particolari per non metterla in imbarazzo. Ho letto il verbale del pronto soccorso e ho cercato di cancellarlo dalla mente. Quel giorno di maggio mi dice: ’stasera ci dobbiamo trovare a casa di un mio amico, posso andare?’. Mi dispiaceva dirle di no, cosa che però mi fa sentire tutt’ora in colpa. In ogni modo sapeva che la domenica mattina io vado a fare sport e così mi chiede: ’puoi fare tu l’andata? Il ritorno lo fa la mamma di una mia amica’. Alle 22.30 carico lei, due amiche e un amico e andiamo al locale. Sarà stato un caso: ma avevo una sensazione negativa simile a quella che avevo avuto il giorno in cui mio padre era venuto a mancare".

La madre: "Di quella festa non parlammo, era vestita in maniera normalissima: con dei jeans".

Il padre: "Quando arriviamo, viene fuori che è una festa un po’ più ampia del previsto. Mi sono fidato del fatto che fosse con la sua migliore amica. Mia moglie e io eravamo abbastanza tranquilli, ci fidavamo. Vedo altri ragazzini, vado via e la aspetto a casa. Lei torna alle 3.30-3.40. Le chiedo e mi dice che è andato tutto bene: aveva pianto ma non me ne sono accorto. Ho pensato: è stanca. Ho avvisato mia moglie".

La madre: "Siccome ho il sonno molto leggero, la sento parlare al telefono. Mi alzo, le dico che è ora di dormire. Solo dopo ho scoperto che una volta tornata, aveva mandato un messaggio al suo ex fidanzatino del tipo: ’penso che mi abbiamo stuprata’. Poi si sono telefonati e il giorno dopo lui ha coinvolto i suoi genitori: loro la sera sono venuti a casa nostra per dircelo".

Il padre: "Stavamo guardando la partita quando arriva il messaggio: dovevo chiamare con urgenza senza farmi sentire da mia figlia. Per via del suo lavoro, il padre dell’ex fidanzatino di Chiara ha avuto a che fare con situazioni del genere. Lo chiamo: era già fuori casa con la moglie. ’È stata violentata’, mi dice. Per prima cosa ci ha consigliato di parlare con lei, di sincerarsi che stesse bene: si vergognava, voleva scappare di casa. Sono rimasto come se mi avessero dato un pugno in faccia".

La madre: "Mi è crollato il mondo addosso".

Il padre: "Sono andato in camera sua e le ho chiesto: lei si è messa a piangere. Mi sono “tirato fuori“: volevo che si confidasse con la madre".

La madre: "L’ho stretta a me, l’ho presa in braccio. Mi ha detto: ’mamma, non piangere’. Le ho detto di stare tranquilla, che non era colpa sua. Le ho chiesto se le avesse fatto male: mi ha mostrato alcuni segni sulle cosce. Poi le ho detto di venire nel lettone con me. La mattina dopo siamo andate in pronto soccorso: all’inizio non voleva entrare per vergogna. Siamo rimaste là quasi 12 ore. Mia figlia non mi ha voluto dentro: ho acconsentito per lasciarla libera di raccontare tutto. Poi sono tornata a casa perché i carabinieri hanno sequestrato i vestiti. Ha detto che aveva bevuto: questa è una aggravante. Nei giorni successivi solo frammenti: i dettagli della violenza li abbiamo appresi dal verbale del pronto soccorso: è il verbale di un (...). Sappiamo chi sia: è diventato maggiorenne da poco. È amico del nuovo gruppo di amici. Non aveva nemmeno il numero del suo telefono: lo ha avuto da chissà chi e le ha mandato un messaggio quando lei era dalla ginecologa. Una chiara ammissione di colpa con parole di questo tenore: ’non avevo capito che non volevi sennò mi sarei fermato’. In realtà lei era stata esplicita nel dirgli che non voleva, che sentiva dolore: di fermarsi. Non ci voglio pensare...Se incontrassi i suoi genitori? Il perdono non esiste: soffrissero come stiamo soffrendo noi. Lui le ha rovinato la vita, non è più la ragazza di prima. Ora mia figlia ha pure paura di incontrarlo in giro".

Il padre: "Ho seguito tantissimo la vicenda dell’omicidio di Giulia Cecchettin: quando al padre è stato domandato qualcosa del genere, lui ha risposto che vuole pensare alla figlia: lo stesso vale per me. Voglio cercare di fare in modo che nostra famiglia si risollevi".

Andrea Colombari