Colonia di Castel Raniero, il progetto ancora non c’è

Il segretariato regionale del Ministero non ha ancora delineato il futuro dell’edificio, destinatario tre anni fa di un finanziamento da 3,7 milioni

Migration

Spazientiti: viaggia su questi toni l’umore che serpeggia tra Comune, Asp della Romagna faentina e associazione Salviamo Castel Raniero davanti all’assoluta assenza di novità circa il progetto per il recupero della Colonia di Castel Raniero, il cui ripristino ricevette ormai quasi tre anni fa un finanziamento dal Ministero per i Beni culturali dall’importo di tre milioni e 700mila euro.

Il Comune, la proprietà – cioè l’Asp della Romagna faentina – e l’associazione che ha tenuto viva l’attenzione su un monumento che vanta un secolo di vita, da allora sono in attesa che il Segretariato regionale del Ministero rediga un progetto sul futuro della Colonia, in base al quale decidere la natura dei lavori di ripristino da effettuare all’interno. "Abbiamo già sollecitato uno sblocco della situazione", spiega l’assessore all’Urbanistica e alla Rigenerazione urbana Luca Ortolani. "Mesi fa dovemmo perfino attuare dei lavori in somma urgenza per evitare che la struttura fosse vittima di crolli localizzati. Essere costretti a dei lavori in somma urgenza mi sembra decisamente la forma di sollecito più chiara possibile".

Anche nelle settimane successive gli uffici tecnici del Comune e dell’Asp ribadirono la necessità di dare il via ai lavori il più in fretta possibile. Ai piani alti del Segretariato evidentemente il messaggio non è stato del tutto colto: in questi mesi non sono infatti arrivate novità di alcun tipo. "Bisogna cambiare passo, è evidente. Mi auguro che la situazione possa procedere consentendo al Comune, all’Asp e all’associazione di essere parti attive nella redazione del progetto di ripristino. Diversamente non vorrei che la situazione rimanesse ancora ferma".

Già nei mesi scorsi Palazzo Manfredi aveva messo il suo personale a disposizione della Colonia, per arrivare a una redazione del progetto il più in fretta possibile, e cercare così le fonti finanziamento da associare ai 3,7 milioni di provenienza ministeriale: dal Segretariato non è però arrivato alcun segnale. I lavori alla torretta, dove si è intervenuti sul controsoffitto e sulla copertura lignea, non sono gli unici che il sito della Colonia in questi anni ha manifestamente chiesto a gran voce.

La vicina casa del custode, che nei piani dovrebbe diventare un ostello per tutti coloro che vogliano compiere trekking lungo il sentiero 505 – utilizzata come quartier generale in occasione degli eventi tenutisi qui – è inagibile per via di uno smottamento del terreno. Al momento in cui il finanziamento fu ufficializzato, per la Colonia era stato delineato un futuro quale luogo da trasformare in un centro studi dedicato al patrimonio culturale e antropologico, al paesaggio italiano, all’archeologia e alla documentazione storica riguardante la Prima Guerra Mondiale (la Colonia nasce appunto come monumento ai Caduti della Grande Guerra): le sale che si susseguono all’interno dell’edificio dovrebbero insomma diventare laboratori, uffici e sale conferenze.

Un futuro che necessariamente passa per decisioni prese non solo a livello locale ma quanto meno regionale. La Colonia è fra l’altro uno dei due soli siti romagnoli coinvolti nel progetto ministeriale in questione: l’altro è il museo d’arte contemporanea di Rimini.

Filippo Donati