Daini diretti al macello, è polemica a Ravenna. Il Parco: "Non avevamo alternativa"

Si stima che gli ungulati nella pineta di Classe, al centro del dibattito da ben 8 anni, siano circa 700. Per questo, scrive l’Ente, il trasferimento di pochi esemplari in aree naturali "non avrebbe alcun effetto"

I daini nella pineta di Classe (Zani)

I daini nella pineta di Classe (Zani)

Ravenna, 3 settembre 2022 - «L’Ente Parco non aveva alcuna alternativa" alla decisione di affidare a una ditta esterna la cattura dei daini nella pineta di Classe per venderli ad allevamenti, perlopiù da carne. È quanto scrive lo stesso Parco del Delta del Po in una nota che replica alle polemiche degli ultimi giorni. Si stima che gli ungulati, al centro della polemica da ben 8 anni, ora siano circa 700. E secondo l’Ente Parco sono una specie esotica da rimuovere: "L’intervento, a costo zero per la pubblica amministrazione, dà attuazione alle linee guida nazionali emanate dall’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale nel 2013" scrive.

Ravenna, i daini della pineta di Classe verso il macello - Ravenna, la pineta di Classe invasa dai daini

Il Parco aggiunge che il proprio territorio di competenza "rappresenta oltre il 90% delle aree occupate dal daino nella pianura dell’Emilia Romagna. Quindi solo il restante 10% è di competenza della Regione". L’Ente Parco scrive quindi che la piccola quantità di capi nel territorio della Regione "è tale da consentire di spostare gli animali in altre zone del territorio, rispettando quindi il limite di 30 capi imposto da Ispra per il trasferimento in natura di questa specie esotica. Questo non è possibile, invece, per quanto riguarda il ben più vasto territorio di competenza dell’Ente Parco, dove il trasferimento di soli 30 esemplari non avrebbe avuto alcun effetto nella riduzione numerica prevista dagli strumenti nazionali e regionali".

Nei giorni scorsi Massimiliano Costa, direttore dell’Ente Parco, si era soffermato su questo punto, sostenendo che dal momento che il daino è un "animale esotico" nel territorio, non è possibile liberarlo in altre zone naturali in grosse quantità per non stravolgere gli ecosistemi. Quindi, scrive ancora l’Ente, "a parità di contenuti del Piano approvato, che permette anche il trasferimento verso allevamenti non a scopo amatoriale (ovvero da carne, ndr ), l’Ente Parco non aveva alcuna alternativa alla scelta di dare questa destinazione agli animali catturati". Il Parco aggiunge che "le ragioni dell’intervento, oltre che riconducibili all’inevitabile riequilibrio naturalistico" e sono "legate alla necessità di salvaguardare la flora e la vegetazione delle pinete e praterie naturali in cui il nucleo è insediato, che hanno già mostrato gravi segnali di sofferenza dovuti all’eccessivo pascolamento". Nella pineta c’è anche una famiglia di lupi, ma "i numeri di partenza del nucleo di daini – aggiunge l’Ente Parco – sono tali da non permettere un riequilibrio solo grazie alla predazione naturale".