L’accusa contestava l’emissione, o l’utilizzo, di fatture false per operazioni inesistenti per un totale di 450mila euro, il tutto finalizzato a indicare elementi passivi nel bilancio e, di conseguenza, pagare meno tasse, recuperando l’Iva. Per questo la Procura di Forlì chiedeva di condannare a pene tra 4 anni e 4 anni e mezzo tre ex legali rappresentanti di società legate alla gestione del Pineta di Milano Marittima, le società Andromeda e Luce. Ma ieri il giudice Marco De Leva ha valutato diversamente, assolvendo gli imputati – difesi dagli avvocati Massimo Martini e Andrea Santini – "perché il fatto non sussiste", prendendosi 90 giorni per motivare la decisione.
Fino al 2015 la nota discoteca – oggi in carico a una diversa società, estranea ai fatti – era gestita dalla Luce srl, che l’anno successivo aveva ceduto la gestione alla Andromeda. L’inchiesta, per frode fiscale, partì nel 2020, quando la Finanza, entrando negli uffici della Andromeda, in cassaforte trovò il contratto di compravendita con allegata lista dei beni e alcune fatture. Tra queste, tre spiccavano per gli importi rilevanti e legate alla gestione del locale, ciascuna da 150mila euro più 33mila di Iva. Due di queste facevano riferimento ad acquisto di beni fatti da Andromeda nei confronti di Luce, ma erano ritenute false dalle Fiamme gialle, quindi finalizzate a frodare il Fisco abbattendo l’imponibile e mettendo a credito l’Iva, in quanto non vi sarebbe stata traccia di quei pagamenti e i beni acquistati non erano meglio precisati. Le difese hanno dimostrato che quelle fatture erano in realtà strettamente legate alla lista dei beni, tra cui gli arredi del locale, rivenuta durante l’ispezione. Sentiti come testimoni, gli ex dipendenti hanno confermato che gli arredi erano gli stessi dal 2014, a giustificare come quelle prime due fatture per totali 300mila euro, sebbene prive di accurata descrizione, fossero relative alla compravendita degli arredi al momento del passaggio di gestione tra le due società.
La terza fattura, invece, riguardava il pagamento di canoni di locazione: in buona sostanza, appena acquisita la gestione, non essendo ancora in possesso della licenza, nel 2016 per non perdere la stagione Andromeda operò una sorta di sublocazione a Luce, impegnandosi poi a saldarle spese di affitto e utenze: da qui la fattura da 150mila euro sulla quale la Finanza, anche in questo caso, non aveva trovato indicazione di un valido negozio giuridico che la giustificasse.
A giudizio c’erano un 43enne aretino, residente a Cervia, amministratore di fatto delle società Luce e Andromeda; con lui altri due legali rappresentanti – un 42enne residente a Cervia e un 68enne di Arezzo, considerati dall’accusa ’teste di legno’ in quanto più o meno consapevoli di quando accadeva nelle due srl. Un quarto ex legale rappresentante aveva già incassato una sentenza di non luogo a procedere in riferimento a una fattura del 2015, ma messa in contabilità solo nel 2016, quando di fatto era già uscito di scena. La competenza del processo era di Forlì in quanto la sede legale delle srl coinvolte, all’epoca, era a Cesena, sebbene la sede di interesse fosse la celebre discoteca di Milano Marittima.
Il giudice ha inoltre decretato il dissequestro della Andromeda srl, che era stato disposto in fase di indagini dal Gip in forma preventiva e finalizzato all’eventuale recupero di crediti fiscali, in caso di accertata responsabilità.
Lorenzo Priviato