REDAZIONE RAVENNA

Gandhi, l’esempio di un piccolo grande uomo

Uno studente di terza della scuola media ‘Sacro Cuore’ di Lugo’ è rimasto colpito dalla storia del protagonista di tante battaglie per l’India

Il film ‘Gandhi’, un kolossal di Richard Attenbourgh sulla biografia di una delle più grandi personalità del ‘900, mi ha particolarmente colpito. Conoscevo Gandhi solo come “un nome”, il film mi ha dato l’opportunità di capire l’importanza del “piccolo grande uomo” e dei valori che hanno caratterizzato tutta la sua vita. Nel 1893, Gandhi, giovane avvocato indiano, laureato in Inghilterra, si veste all’occidentale e nulla fa presagire quello che farà in futuro.

Recatosi in Sudafrica per difendere gli interessi di una ditta indiana, si scontra presto con una

realtà fatta di leggi razziali e discriminazioni etniche. Penso che i primi cambiamenti in lui avvengano proprio in questo momento, infatti rifiuta di sottomettersi a leggi che egli ritiene

ingiuste, anche a costo di sacrificare i propri interessi personali. Nella sua battaglia per la parità dei diritti umani, la grande novità consiste nell’uso della parola e della ricerca della verità senza l’utilizzo della violenza anche a costo della propria incolumità. Certamente, per il Mahatma (Grande Anima), la pluralità di opinioni diverse porta ad un maggiore progresso sociale ma non ci deve essere posto per la violenza, bensì solo per la ragione come qualità fondamentale che è alla base della dignità umana. Quando Gandhi torna in India e visita le varie regioni, si rende conto della drammatica situazione sotto il dominio inglese e inizia la sua lunga lotta per l’indipendenza del paese. In questo percorso ho notato che, oltre al cambiamento spirituale, si verifica in lui anche un cambiamento esteriore, infatti non indossa più abiti occidentali ma tuniche, come ad immedesimarsi nelle persone povere. Anche il suo corpo appare sempre più magro perché purificato, secondo il suo pensiero, dal digiuno e dalla castità. Affronta il dominio inglese attraverso una lotta basata sulla non-violenza, organizza boicottaggi delle merci inglesi, delle ribellioni pacifiche e delle manifestazioni eclatanti come la marcia del sale.

Secondo me, nelle sue azioni, possiamo vedere applicati principi che possono essere condivisi da molte religioni, infatti egli, pur essendo Hindu, conosceva e apprezzava anche il cristianesimo, l’Islam e l’ebraismo avendo molti amici appartenenti a queste religioni, quindi è un esempio concreto di tolleranza e fratellanza religiosa. Questa sua caparbietà e grande forza interiore gli permisero di affrontare prove durissime come il carcere, il digiuno e altre rinunce che per noi uomini comuni sarebbero impensabili. Purtroppo, oggigiorno, guardando ciò che avviene nel mondo, come ad esempio la guerra in Siria o il razzismo nei confronti dei migranti e di tutte le altre minoranze etniche, mi sembra che gli insegnamenti di Gandhi siano stati dimenticati o, forse, semplicemente scavalcati dagli egoismi nazionali e dalla ricerca esagerata del profitto. L’incredibile trionfo del “piccolo grande uomo” sulla potenza inglese è la dimostrazione che si può rispondere al male con il bene, alla violenza con la non-violenza, alla forza delle armi con la forza della fede. Penso inoltre che, se le persone avessero letto gli scritti di Gandhi, oggi, forse i diritti fondamentali dell’uomo sarebbero rispettati anche perché la differenza di opinioni politiche e religiose è molto importante, non solo per ogni convivenza umana e democratica ma anche come forma di rispetto della dignità umana. Come studente di terza media, cattolico e boyscout mi sento molto vicino al pensiero di Gandhi che si può sintetizzare nella frase: “la ragione non è del più forte”. Io non so se Gandhi sia stato un politico, un profeta, un capo religioso o tutti e tre insieme ma so che il messaggio che il Mahatma ci lascia è molto attuale e ci dimostra come la forza di un singolo uomo possa cambiare la storia.

Mario Capra, classe terza

della scuola media

‘Sacro Cuore’ di Lugo

Prof.ssa Lara Menniti