NEVIO SPADONI
Cronaca

I preti sconsigliavano i matrimoni a maggio: "Sposi a rischio pazzia"

Fra le svariate usanze e i riti, sia di natura profana sia religiosa, frammiste spesso a superstizione, che caratterizzano il...

Fra le svariate usanze e i riti, sia di natura profana sia religiosa, frammiste spesso a superstizione, che caratterizzano il mese di maggio, c’è quella della ’maiè’ ovvero della maggiolata, anche se questo termine è più usato nel Forlivese, mentre nel ravennate prevale ’fraschê’. Questa usanza, come hanno scritto dettagliatamente anche Baldini e Bellosi in ’Calendario e folklore in Romagna’, vuole che il primo del mese, di mattina, a digiuno, si pongano frasche alle finestre e in altri luoghi perché come suona la canzone ’La majè’ con le parole di Aldo Spallicci e la musica di Cesare Martuzzi, "al furmigh an n’à da intrê a magnê int la mi ca" (le formiche non entrino a mangiare nella mia casa). Diffusa,e non solo in Romagna, c’era la tradizione di piantare nel primo giorno di maggio un albero, o quella del ramo fiorito alla finestra dell’amante, esaltazione comunque della realtà vivente e della rinascita. In questo mese le giornate si allungano e per significare questo, un noto proverbio che ci riporta lo studioso ravennate Umberto Foschi suona: "L’è tânt longh e dè d’maz che se nes l’êsan la matena, la séra e’ pôrta e’ bast" (è tanto lungo il giorno di maggio, che se nasce l’asino la mattina, la sera porta il basto). Proverbio scherzoso, ma efficace.

D’altro lato, secondo Aldo Spallicci, maggio è il mese dei matti e degli asini, perché appunto si vuole che questi vadano in amore. In quanto poi al matrimonio, era vivamente sconsigliato dagli stessi preti – come quello di Collina nel Forlivese – di celebrarlo in maggio, perché si riteneva che gli sposi potessero impazzire. Rileggendo di queste curiose superstizioni mi sono venute spontanee alcune considerazioni. Quanto siamo lontani, e per fortuna, da queste ataviche e spesso ridicole credenze, ma quanto poco è cambiato nell’uomo. L’impazzimento, oggi legato ad esempio al matrimonio, non è dato certo dal fertile e gioioso mese di maggio, ma da cause e concause determinate dai rovelli psicotici del vivere frenetico, ossessivo, insalubre dei nostri tempi. Si uccide per un nonnulla e alla base ci sono sempre patologie che non dipendono certamente dal mese di maggio. Anzi, quelle rose che ancora hanno il coraggio di sbocciare in questo mese sono lì a simboleggiare che l‘amore è sempre un ricominciare, un rinnovarsi nella permanenza. Con la natura che esplode coi mille colori e profumi di sambuchi, mirti, lillà, rododendri, azalee, tulipani e di tanti altri fiori, maggio ci regala sempre, nonostante tutto, la bellezza della vita.

Nevio Spadoni

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