"Il Bingo era una maledizione"

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Per Giulia (nome di fantasia) è iniziato tutto per caso una sera, quando è andata a giocare a Bingo con una amica. "Avevo 40 anni - racconta - e prima il mio massimo dell’azzardo era stato una briscola con mio nonno". Invece quella volta alla sala Bingo Giulia vince una forte somma. "Sarà stata due volte il mio stipendio - ricorda - ed è iniziata la mia rovina. Quella sera mi sono ammalata di gioco d’azzardo e in quella sala sono tornata da sola e non ho più smesso per dieci anni di declino continuo". Il gioco ha trasformato Giulia in una persona diversa con la famiglia, il lavoro. "Non ero più attenta, puntuale - spiega - e ho iniziato a giocare tutte le volte che potevo. Prendevo anche permessi, giorni di ferie al lavoro per giocare, anche tre, quattro volte a settimana e quando non potevo soffrivo. I soldi che vincevo me li giocavo, e a un certo punto non ha avuto più importanza che vincessi o perdessi, volevo solo giocare". Dopo qualche mese i movimenti del conto corrente insospettiscono la famiglia. "Mi hanno affrontato e ho giurato che avrei smesso, ma non era vero". Poi accade qualcosa.

"Un giorno - continua - decido di uscire con mio figlio in auto. Dopo un po’ mi ritrovo nel parcheggio del Bingo, mi fermo, lo lascio in auto con un giochino elettronico e gli dico che sarei tornata dopo dieci minuti". A un certo punto, mentre Giulia è all’interno della sala, qualcuno entra chiedendosi chi è stato così idiota da lasciare il figlio in auto per poter giocare. "In quel momento - spiega - è come se mi si fosse riacceso il cervello, realizzo che sta parlando di me e corro fuori, ero stata dentro più di un’ora. Ho trovato mio figlio, allora era un ragazzino, con l’espressione seria e il giochino in mano. ‘Oggi ho battuto il record, ma anche tu’, mi ha detto guardandomi dritto negli occhi. Il giorno dopo ho chiamato i giocatori anonimi, e da allora non ho più giocato".