Insulti, risse e vandalismo. Lo sport non è questo

Gli studenti ricordano uno spiacevole episodio avvenuto di recente per riflettere su come comportarsi.

Insulti, risse e vandalismo. Lo sport non è questo

Insulti, risse e vandalismo. Lo sport non è questo

Accade spesso che nel mondo dello sport si verifichino scorrettezze tra compagni di squadra e avversari; non accade solamente in occasione di importanti competizioni sportive, ma anche tra le squadre di piccoli paesi. Questi atteggiamenti possono variare da insulti discriminatori, legati alle caratteristiche fisiche, alla razza o alla provenienza, fino a sfociare in risse o veri e propri atti di vandalismo. Nella storia dello sport possiamo trovare moltissimi esempi di discriminazione razziale, come quello di Jesse Owens che, pur avendo vinto quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino nel 1936, durante la dittatura nazista, continuò a essere discriminato in quanto afroamericano. Ancora oggi gli episodi di razzismo nello sport sono frequenti, basti pensare ai cori e agli insulti razzisti negli stadi, o agli striscioni contro i giocatori di colore della squadra avversaria. Talvolta si verificano anche dei veri e propri atti vandalici, che vedono spesso protagonisti gli adolescenti. Un episodio di questo tipo si è verificato recentemente nel nostro territorio, quando, al termine di una partita di calcio tra la squadra di Riolo Terme (Ars Riolo Terme) e il Ravenna Endas Monti, i giocatori riolesi, avendo perso la partita, hanno vandalizzato lo spogliatoio, provocando danni di una certa entità. Questo comportamento inqualificabile dimostra che molti ragazzi oggi non sanno accettare una sconfitta e questo li può portare ad azioni incontrollate. Nel gioco, come nella vita, è normale perdere ed essere sconfitti, ma questo deve far capire alle persone che si può migliorare e che distruggere o vandalizzare sono azioni “poco risolutive”.

Ora come ora viviamo in una società che ci abitua ad avere tutto senza il minimo sforzo, pertanto quando qualcuno non ottiene ciò che vuole, fa ricadere la sua ira sugli altri senza riconoscere le proprie colpe. Per la maggior parte di noi ragazzi, infatti, la sconfitta è una situazione del tutto nuova, viene vissuta come un fallimento, ma dobbiamo capire che ci sarà sempre qualcuno migliore di noi ed è normale restarci male, però dobbiamo imparare a rafforzarci. L’insuccesso non dovrebbe essere motivo di rabbia, ma di crescita morale e personale, dato che può essere un’opportunità per crescere e maturare; per questo, però, serve l’autocontrollo che ci permette di non percorrere una strada sbagliata.

Ludovica Albonetti, Lucas Lanzoni, Reyan Sangiorgi

Classe 3^ A

Scuola media ‘Oriani’

di Casola Valsenio

Prof. Silvia Rossini