La notte terribile "Portati in salvo in nove con una tavola da surf"

L’incredibile storia di Massimo Ciani. La decisione nel momento in cui l’argine aveva ceduto con il Lamone che inondava via Lapi.

La notte terribile  "Portati in salvo in nove  con una tavola da surf"

La notte terribile "Portati in salvo in nove con una tavola da surf"

di Damiano Ventura

Sfidare nove volte la fiumana con una tavola da surf, dalle mura dei Salesiani fino a via Carboni e ritorno. Quattrocento metri in linea d’aria per ciascuna tratta portando all’asciutto nove persone di cui sei bambini e tre adulti. Se non è un record quello che ha stabilito Massimo Ciani durante l’alluvione, coadiuvato da suo cugino Vainer Ravaioli poco ci manca. È accaduto tutto la notte di martedì 16 maggio a Faenza. Un video, e le testimonianze dei presenti ne hanno immortalato il gesto coraggioso messo in atto nelle condizioni di quella notte, con il temporale che imperversava e l’acqua del Lamone che scorreva impetuoso, inondando via Lapi. "Erano circa le 20,30 e stavo cenando a casa con la mia famiglia – racconta Ciani –, quando mia moglie mi ha riferito che l’argine del fiume si era rotto verso il centro città".

Immediatamente il pensiero di Ciani è andato a suo cugino, residente con la moglie ed i tre figli in via Carboni, una traversa di via Lapi. "L’ho chiamato e mi ha risposto che l’acqua aveva già allagato metà del pian terreno. Mi ha detto che aveva chiamato i numeri di emergenza ma non era ancora arrivato nessuno. L’ho sentito nel panico, così ho chiamato l’altro mio cugino, Vainer, e siamo andati lì. Io avevo indossato la muta e ho portato con me trenta metri di corda, una tavola da surf che non usavo da 4 anni e due torce". Una volta giunti sulle mura, mentre Ravaioli stendeva la corda e, penzolando sui resti della cinta, illuminava il fiume e dava indicazioni, Ciani si è tuffato nella fiumana e percorrendo a nuoto le vie lungo i dislivelli cittadini ha raggiunto l’abitazione del cugino. "Ho nuotato senza vedere le vie perchè i cartelli erano sommersi. Inoltre in mezzo alla corrente dovevo stare attento a inferriate, cassonetti, auto che si muovevano sotto e cartelli stradali. Non c’erano mulinelli, ma la fatica è stata gestire la corrente, mai costante. Il fiume scorreva dall’inizio di via Lapi, dove c’è Gommaplastica, verso Porta Montanara". Nell’abitazione nel frattempo l’acqua era arrivata alla camera da letto al primo ed ultimo piano. "Mio cugino non aveva modo di andare sul tetto. Ho preso prima mio nipote piccolo e tenendolo stretto alla tavola ho nuotato con un braccio fino alle mura, poi sono tornato indietro e ho fatto la stessa cosa con mia nipote che aveva un braccio rotto".

E così via, con il terzo nipote e successivamente il cugino "Con lui è stato ancora più difficile perchè la portata di galleggiamento è molto limitata". Passando per le abitazioni i residenti, nella stessa situazione del cugino, gli hanno chiesto aiuto. "Ho portato uno ad uno prima due adolescenti della casa a fianco, poi un altro bambino di due anni col padre, e infine la moglie di mio cugino". Un’operazione complessa anche per la parte del recupero sulla mura, a cui hanno partecipato, oltre a Vainer, calatosi a testa in giù e tenuto per i piedi da due persone su un muro di nove metri. "Di quella notte non dimenticherò mai le urla della gente che chiedeva aiuto dalle abitazioni. Dopo aver portato sù la nona persona siamo dovuti andare via perchè la situazione stava diventando ancora più pericolosa – conclude Ciani –. Personalmente in quel frangente non ho temuto per la mia incolumità. C’era mio cugino sulle mura che mi coordinava, abbiamo lavorato di squadra".