
Il tenore Vincenzo Costanzo
Il tenore Vincenzo Costanzo, con il suo timbro luminoso e la sua sensibilità interpretativa fuori dal comune, sarà tra i protagonisti della ‘Tosca’ di Puccini in scena oggi alle 20.30 e domenica alle 15.30 al teatro Alighieri di Ravenna. Interpreta l’appassionato Mario Cavaradossi, un personaggio che ha già saputo rendere con intensità e lirismo, conquistando pubblico e critica.
Come si è calato nel ruolo, che differenze rispetto alla prima volta? "Ogni volta che lo affronto, sento di scoprirlo nuovamente. È come incontrare un amico caro dopo tanto tempo: lo conosci bene, ma lo guardi con occhi sempre nuovi. Al Maggio Musicale Fiorentino, guidato dal maestro Daniele Gatti, ho avuto modo di approfondire sfumature che solo la maturità e il tempo possono regalare a un artista".
E ora, per le recite a Ravenna? "Sento che il personaggio è ulteriormente maturato dentro di me, acquisendo maggiore intensità e consapevolezza. La mia interpretazione diventa ogni volta più personale, profonda, vicina alla mia anima. Cavaradossi cresce con me, ed è sempre un’emozione unica".
Dal punto di vista musicale e interpretativo cosa le piace particolarmente di questo personaggio e di quest’opera pucciniana? "Cavaradossi è un artista autentico, appassionato, che vive con coraggio assoluto, senza mezze misure. Musicalmente Puccini gli ha regalato pagine straordinarie come ‘Recondita armonia’ ed ‘E lucevan le stelle’, momenti di puro lirismo, che parlano direttamente al cuore del pubblico e dell’interprete. Amo particolarmente il modo in cui Puccini traduce in musica ogni emozione umana con un’intensità che definirei viscerale: impossibile non restarne travolti".
Sinora, nel corso della sua carriera, qual è stato il ruolo che più ha amato e perché? "Ognuno lascia in me qualcosa di speciale, ma certamente Pinkerton, ruolo con cui ho debuttato giovanissimo e cantato moltissime volte, rimane molto caro al mio cuore. Tra le emozioni recenti però non posso dimenticare il debutto come Turiddu nella ‘Cavalleria Rusticana’ con il Maestro Riccardo Muti in Cina: è stato qualcosa di indescrivibile, un’emozione che difficilmente potrò dimenticare. Se poi penso al personaggio in cui oggi più mi rispecchio, dico ancora Cavaradossi per la sua intensità e il suo modo autentico di vivere la vita".
Quale ruolo, invece, spera di poter un giorno interpretare e perché? "Andrea Chénier, che richiede maturità, lirismo e una vocalità importante".
Come è nata la sua passione per il canto e quando ha capito che quella artistica era la sua strada? "Direi che è stato il canto a scegliere me! Tutto iniziò da bambino, a 6 anni, ascoltando per caso la voce di un tenore in una pubblicità. Quel giorno, salendo istintivamente su una sedia per imitare quel suono magico, scoprii questa passione che non mi ha mai più lasciato".
Roberta Bezzi