Il porto di Ravenna rappresenta una realtà fondamentale per l’occupazione, come dimostrano i dati relativi al 2023 che evidenziano 9.500 lavoratori diretti e 7mila indiretti. In crescita di 600 unità rispetto all’anno precedente. Sono questi i dati elaborati dall’Autorità di sistema. Il registro del lavoro portuale, che ora viene aggiornato digitalmente in tempo reale dalla direzione operativa dell’AdSP, rileva invece quanti hanno l’autorizzazione a svolgere operazioni in aree demaniali, quindi in banchina. Sono circa 1000, di cui 550 appartengono alle società che gestiscono i terminal e i servizi portuali e 450 sono soci della Cooperativa Portuale. Tuttavia, emergono alcune preoccupazioni. "Abbiamo sviluppato – spiega il direttore operativo dell’AdSP, Mario Petrosino – un approfondimento sull’età di questi lavoratori e sulle cause parziali o totali di inidoneità a svolgere alcune mansioni. È emerso che oltre il 43% supera i cinquant’anni e il 25% ha una idoneità ridotta per vari motivi, soprattutto nella fascia tra i 41 e i 54 anni".
La maggior parte di questi ultimi appartiene alla Cooperativa Portuale, che svolge le attività più gravose. Si pone, quindi, il problema molto rilevante del ricambio generazionale come sottolineato da Luca Grilli, presidente della Compagnia Portuale, quando chiede l’approvazione di emendamenti alla manovra in cui "il governo riconosca il lavoro usurante per i lavoratori portuali e sblocchi il fondo per l’incentivazione al loro pensionamento. Ciò consentirebbe di occupare personale più giovane e professionalizzato".
"Ne stiamo discutendo con terminalisti e Cooperativa Portuale - dice Petrosino -, perché in prospettiva può rappresentare una difficoltà considerando la crescita dell’età e stiamo valutando qualche azione per il ricollocamento di casi particolari di inidoneità". In altri porti si sta affrontando anche l’eventuale uscita dal lavoro delle persone con forti limitazioni e vicine alla pensione. Ecco il motivo per cui viene sollecitato da più parti un provvedimento legislativo.
"Gli emendamenti proposti – ribadisce Grilli - non implicano alcun onere aggiuntivo sul bilancio pubblico". Un’altra problematica riguarda la sicurezza. "Ancora una volta – aggiunge Grilli – dobbiamo osservare che, in un momento in cui la mortalità sul lavoro e la precarietà stanno assumendo proporzioni inaccettabili, non si sta facendo nessun passo avanti sulla tutela dei lavoratori nei porti. Delle difficoltà se ne è occupata solo la Compagnia Portuale in maniera privata e diretta. Considerato che il problema riguarda tutto lo scalo, è necessario che venga affrontato in una maniera più collegiale".
Infine, Petrosino evidenzia che il registro del lavoro portuale aggiornato digitalmente in tempo reale permette anche una più efficace azione di controllo. "Nei primi sette mesi del 2024 abbiamo effettuato 74 ispezioni in banchina non rilevando nessuna irregolarità significativa rispetto ai nostri compiti".
Maria Vittoria Venturelli