Liberi dalle acque Roncalceci e Ghibullo tornano a respirare "Ma si poteva fare di più"

I residenti: "Sono esondati i canali di bonifica che risalivano verso monte e poi hanno attraversato la provinciale. E dire che il nostro timore era il Ronco...." .

Liberi dalle acque  Roncalceci e Ghibullo  tornano a respirare  "Ma si poteva fare di più"

Liberi dalle acque Roncalceci e Ghibullo tornano a respirare "Ma si poteva fare di più"

di Carlo Raggi

A Roncalceci e a Ghibullo, l’acqua è defluita del tutto solo martedì sera, vale a dire sei giorni dopo l’inondazione. "E forse sarebbe ancora lì se non avessimo tempestato di telefonate il Consorzio di Bonifica", è il coro. Lungo via Sauro Babini, dove auto e camion sfrecciano a velocità nonostante gli autovelox, da mercoledì è in corso la raccolta delle masserizie, delle suppellettili, dei macchinari devastati dall’acqua e ammucchiati per oltre tre chilometri ai bordi della provinciale. I primi ad essere caricati sono i rifiuti indifferenziati, mobili, vestiario, poi macchinari, elettrodomestici. Il sole di questi ultimi giorni ha asciugato quasi tutto, qui non c’è fango, a inondare è stata acqua, solo acqua, chiara. E la voglia di ripartire è fortissima, anzi, qui nessuno si è mai fermato. Fra le due località, quella più colpita è Roncalceci, lievemente più bassa rispetto a Ghibullo.

Nessuna abitazione è rimasta all’asciutto. A inizio settimana molti campi (già conquistati da stormi di uccelli acquatici) e case erano ancora allagati, decine di volontari erano all’opera, l’acqua in certi punti invadeva ancora la provinciale. Ed è la seconda volta in 27 anni. Tutti ricordano l’inondazione del 9 ottobre del 1996. "Qui a Ghibullo ad avere i maggiori danni sono state le abitazioni con il numero dispari, quelle sul lato della strada verso Ravenna. Perché l’acqua è arrivata da quel versante, da valle, non da monte, né dal fiume Ronco. Era acqua da esondazione dei canali di bonifica che risaliva verso monte e poi ha attraversato la provinciale. E dire che il nostro timore era il Ronco, tanto che noi eravamo evacuati a Ravenna" spiega Stefano Lucentini che abita in via Babini, a 200 metri dalla Ravegnana.

Gli fanno eco Diego e Maurizio Landi la cui casa, dall’altra parte della strada è stata raggiunta da 60100 centimetri di acqua: "Già, il Ronco qui è ben tenuto, argini altissimi, privo di vegetazione. All’altezza di Ghibullo c’erano ancora tre metri prima di arrivare alla sommità. Invece per la seconda volta l’acqua è arrivata dal sistema dei canali di bonifica".

Sottolinea Maurizio: "Il Consorzio era privo di grandi idrovore, le prime due entrate in funzione venivano dal Ferrarese, ho scortato io l’autocarro da San Michele fino qui perché non sapevano come arrivare!". Poi di idrovore ne sono arrivate altre. "Al giovedì, il 18, quando il livello del Ronco diminuiva a vista d’occhio abbiamo tirato un sospiro di sollievo e invece al pomeriggio ecco arrivare l’acqua dai campi, saliva velocemente. Abbiamo tempestato di telefonate il Consorzio di Bonifica" evidenzia Diego. Fra chi ha cercato anche di avanzare proposte ai tecnici del Consorzio c’è l’intera famiglia Lodola (Andrea, Marco, Jenny) e Molducci. Le loro case sono nella parte più bassa, sotto alla Ravegnana. "Noi siamo qui da anni, conosciamo bene il sistema dei canali di bonifica, le paratoie, i by pass. E soprattutto ricordiamo l’inondazione dell’ottobre ’96, anche allora a causa del grande afflusso di acqua dal Forlivese, a causa delle copiose piogge che i canali non riuscivano a smaltire. Il fatto è che da allora, 27 anni fa, nulla pare essere cambiato!"

Sono diversi i canali che solcano il territorio in questa campagna: Lama grande, che si riversa nel Ronco a breve distanza da Ghibullo verso Ravenna, Lama piccola che poi attraversa Ravenna, il Tratturo. "Questa volta hanno raccolto, oltre alle acque di pioggia, anche quelle di qualche esondazione a monte. Quando abbiamo cominciato a tempestare di telefonate il Consorzio ci siamo resi conto che non erano preparati a un’emergenza del genere. Solo a forza di insistere, il giorno dopo sono arrivate le prime idrovore. Abbiamo anche proposto di tagliare l’argine del canale Lama piccolo per far confluire l’acqua nella Lama grande, poteva contenerla. Lì c’è un by pass con un tubo, ma è troppo piccolo. Hanno detto che per motivi di sicurezza non si poteva fare".

Segnalati dalle pattuglie della Polizia locale, in via Sauro Babini, verso Roncalceci, i camion con i ragni caricano alacremente nei cassoni quintali di masserizie danneggiate ammassate davanti a una casa. "Al piano terra non si è salvato nulla, tutto fradicio, tutto da buttare. Ed è la seconda volta in meno di 30 anni: adesso però basta. Il Consorzio dovrebbe aver compreso che è il momento di intervenire per adeguare il sistema dei canali e soprattutto per attrezzarsi di idrovore e di un adeguato piano di emergenza", commenta sconsolato Roberto.