ANNAMARIA CORRADO
Cronaca

Luci sul Risorgimento. Dibattito in Classense

A 210 anni dal proclama di Rimini oggi conferenza di Antonio Patuelli in colloquio con Valerio Baroncini, vicedirettore del Carlino.

Antonio Patuelli, anche storico ed esperto del Risorgimento

Antonio Patuelli, anche storico ed esperto del Risorgimento

‘Sgombri dal suolo italico ogni dominio straniero’ è il titolo della conferenza di oggi, alle 17, alla Sala Dantesca della biblioteca Classense. Interverrà Antonio Patuelli, Presidente della Cassa di Ravenna e storico esperto del Risorgimento, in colloquio con Valerio Baroncini, Vicedirettore del Resto del Carlino. La conferenza sarà aperta dai saluti di Patrizia Ravagli, presidente dell’Istituzione Biblioteca Classense, ed introdotta da Eugenio Fusignani, Presidente della Fondazione Ravenna Risorgimento.

Il 30 marzo 1815, ovvero esattamente 210 anni fa, in pieno clima di Restaurazione e Congresso di Vienna, Gioacchino Murat, cognato di Napoleone, pronunciò il celeberrimo ‘Proclama di Rimini’ con il quale invitava gli italiani a ribellarsi alla tirannia austriaca ed a lottare per l’indipendenza e di fatto avviava l’Italia verso il lungo cammino del Risorgimento e della successiva Unità.

Il tema del Risorgimento è sempre più di grande attualità a Ravenna, sia per il determinante contributo che la città e la Romagna hanno dato alla causa dell’Unità Italiana, sia perché la recentissima inaugurazione dei Musei Byron e del Risorgimento, ideati dallo stesso Antonio Patuelli e realizzati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, ha dato uno straordinario contributo all’approfondimento della conoscenza dei protagonisti del Risorgimento italiano e delle tappe fondamentali della indipendenza dalle tirannie straniere e dell’ingresso dell’Italia da grande protagonista della nuova Europa.

"Ricorrono quest’anno i 210 anni dal Proclama di Rimini – commenta Eugenio Fusignani- che viene convenzionalmente indicato come l’inizio del nostro Risorgimento. Nel Proclama, forse opera di Pellegrino Rossi Murat lanciò un appello agli italiani perché tentassero di guadagnarsi con le armi unità e indipendenza. Lo storico Piero Pieri lo definì un estremo tentativo di separare le sorti della penisola da quelle di un Napoleone oramai sconfitto".