
Polizia
Ravenna, 16 marzo 2021 - La donna, una quarantenne italiana, l'8 agosto 2019 aveva raccontato agli agenti del Commissariato di Lugo di essere stata ricattata, stordita con tranquillanti e violentata dal figlio del marito. Aveva aggiunto, poi, di avere in effetti inviato sia al figliastro che al consorte alcuni suoi video intimi, precisando però di averlo fatto solo per paura delle minacce ricevute dal giovane. Così il 23 novembre 2019, su richiesta del pm Antonio Vincenzo Bartolozzi, il sospettato (un ragazzo poco più che ventenne di origine straniera) era stato fermato in aeroporto a Bologna mentre stava per tornare nella città dove abita, Lugo.
La situazione però ora si è ribaltata: perché alla luce delle indagini, il pm ha notificato alla donna l’avviso di conclusione inchiesta per l’ipotesi di reato di calunnia, chiedendo il rinvio a giudizio della donna, difesa dall’avvocato Alessandro Cristofori. L’udienza preliminare è fissata per inizio aprile davanti al gup Corrado Schiaretti: in quella sede il giovane, tutelato dall’avvocato Nicola Casadio, è pronto a costituirsi parte civile per chiedere almeno 50mila euro di danni alla matrigna.
I dubbi sulla versione della donna erano emersi all’indomani della convalida del fermo da parte del gip di Bologna. In particolare quando il fascicolo per competenza era giunto nelle mani del gip di Ravenna Andrea Galanti, questi aveva disposto la liberazione dell’indagato alla luce di una vicenda definita "indecifrata e ambigua". Allora la donna era stata sentita in incidente probatorio e anche in quell'occasione aveva ribadito di avere avuto rapporti non consenzienti in casa col giovane per una decina di contatti al mese. Aveva anche precisato che i lamentati abusi sessuali erano iniziati nel 2017, cioè ancor prima del tempo da lei indicato in denuncia (dal novembre 2018 al luglio 2019). Quella data, invece, per il giovane era da retrocedere al 2015.
La prima breccia nella versione della matrigna, era arrivata col materiale (tra foto e messaggi) trovato nel cellulare sequestratogli all’arrivo in Italia. Non a caso la liberazione era passata principalmente attraverso due foto che ritraevano la donna a torso nudo accanto a lui: per il gip ravennate le poteva avere scattate lei stessa. Da parte sua l’accusato davanti al gip bolognese non solo aveva negato gli stupri sulla matrigna, ma aveva detto che era stata la donna, in un momento in cui non riusciva a restare incinta ad abusare di lui. E che sarebbe stato addirittura lui stordito coi tranquillanti.
Su video e foto che il padre aveva poi estrapolato dal cellulare a riprova degli avvenuti abusi sulla moglie, il giovane aveva spiegato che erano stati presi dal telefonino della donna. E che a un certo punto tra lui e lei – pur alla luce dei quasi 20 anni di differenza di età – era sbocciato un sentimento genuino con incontri clandestini anche negli hotel lughesi. La fine della festa era arrivata quando il padre era venuto a saperlo: e la donna, sempre secondo il giovane, per paura di vendette aveva coperto il tradimento con una calunnia: tesi ora sostenuta pure dall’accusa.