CARLO RAGGI
Cronaca

L’uomo che sfidò Leonardo: "Il clavi-viola, strumento geniale che voglio migliorare"

Pino Zampiga, tornitore del legno, da anni è alle prese con la creazione dell’artista toscano "Ho imparato a costruire guardando mio babbo. Il mio lavoro? Nessun giovane vuole farlo".

L’uomo che sfidò Leonardo: "Il clavi-viola, strumento geniale che voglio migliorare"

L’uomo che sfidò Leonardo: "Il clavi-viola, strumento geniale che voglio migliorare"

Nel 2009 assieme a un amico liutaio diede corpo al primo esemplare funzionante del ‘Clavi-viola’, strumento fra violino e clavicembalo ideato da Leonardo, poi doppiato, e ora ne sta realizzando un terzo "perché voglio correggere e migliorare quello del genio cinquecentesco"! L’attività che per quarant’anni Pino Zampiga ha svolto, tornitore e artista del legno, è stata, secondo la classificazione che ci viene da Aristotele, pura ‘praxis’, ovvero attività degli ‘uomini liberi’, attività creativa non solo nel risultato, ma anche e soprattutto rivolta al mezzo, alla macchina utilizzata che mai ha costituito ostacolo perché non c’era macchina che avesse segreti e che lui non fosse in grado di adeguarla alle proprie necessità. Zampiga è stato un tornitore unico nel suo genere a Ravenna, un autodidatta che per ampliare sempre più le proprie conoscenze ha messo insieme una biblioteca tecnica di centinaia di libri, inventore di nuovi macchinari e con una passione: il modellismo in scala uno a 12, tutto fabbricato in casa.

Zampighi, non le pare un po’ troppo cercare di migliorare Leonardo, modificando il suo Clavi-viola?

"Proprio no, saranno gli esperti a giudicare il risultato. Il primo sarà il mio amico liutaio Marco Minnozzi. Durante tutta la mia attività professionale, quasi sessant’anni, ho pensato sempre a come migliorare gli strumenti di lavoro. E secondo me, le mie innovazioni migliorano il Clavi-viola originale".

Come è arrivato a costruirlo? "Fu Marco a rivolgersi a me, sapeva che con il legno e il tornio ci sapevo fare. Era il 2009, ero in pensione da sette anni, lui aveva accolto quella che poteva sembrare una richiesta quasi impossibile comparsa in internet, ovvero dare esecuzione a un disegno di Leonardo datato attorno al 1490, una specie di clavicembalo portatile. E io l’ho costruito, sia la parte in legno sia, minuscola, in ferro. Meglio, ne ho costruiti due, un originale e una copia. Marco ha lavorato alla parte prettamente musicale".

Che tipo di strumento è?

"E’ un insieme di clavicembalo e violino, ci sono le corde, ma anche la tastiera, nel progetto originale lo strumento va legato al corpo attraverso una imbragatura, mentre una leva legata a una caviglia permette, camminando, di azionare un certo meccanismo che, abbinato alla tastiera, produce la musica. Insomma si suona come un clavicembalo ed escono note di violino. Pensi che quell’esemplare rimase esposto a New York per tre mesi a una mostra sulle opere di Leonardo, poi è approdato alla mostra permanente a Milano. E da ormai un anno sono dietro al terzo esemplare, come le dicevo, con modifiche".

Una pausa. Mi dica della sua famiglia, dove è nato?

"In una casa nella campagna di San Marco. Il babbo, Domenico, era contadino e la mamma, Norma, gli dava una mano assieme ai nonni paterni e alla famiglia dello zio: eravamo in nove. Quando passò il fronte avevo quasi tre anni, in casa c’erano dei soldati e noi per qualche tempo andammo sfollati a Villanova. Intanto osservavo il babbo che costruiva attrezzi in legno".

Arnesi per i campi?

"Mica solo. C’erano i rastrelli, ma soprattutto ricordo gli arcolai...Venivano anche dalle Marche per comperarli. Li faceva usando il tornio a pedale…". Che lavoro andò a fare?

"Falegname, avevo poco più di 12 anni. A 14 passai nella falegnameria Sanzani dietro al Molino Lovatelli. Ci sono rimasto nove anni, facevamo arredamenti per i negozi del calzaturificio Varese in tutta Italia. Nel frattempo, fra il ‘59 e il ‘60, feci due corsi di radiotecnica per corrispondenza, allora c’era il boom, si studiava la teoria ma c’era anche la pratica…quanto mi sono stati utili per modificare i macchinari!".

Quando è diventato tornitore del legno?

"A 23 anni. Raccolsi l’eredità di un vicino, un artigiano, Michele il tornitore, morto improvvisamente. La moglie cedette il tornio alla falegnameria Sanzani e cominciai a usarlo, poi decisi di farmi un laboratorio dietro casa e di costruirmi io un tornio elettrico, in legno e le guide in metallo, che rispondesse alle esigenze di chi mi chiedeva i lavori, soprattutto colonnine e corrimano, sagomate, per le ringhiere".

Il suo lavoro chi lo continuerà?

"Nessuno purtroppo, non c’è stato ragazzo che abbia voluto addestrarsi!".

Oltre al lavoro lei aveva, forse ha, anche un hobby…

"La modellistica militare".