Matteo Ballardini "sequestrato e ucciso da tutti e quattro"

Per i pm fu omicidio volontario di gruppo. Indagine chiusa

Matteo Ballardini

Matteo Ballardini

Ravenna, 10 novembre 2018 - Per tutti e quattro c’è l’omicidio volontario pluriaggravato: dai motivi abbietti e dalla crudeltà. A cui si aggiunge il sequestro di persona per avere tenuto quel loro amico, ormai «reso incapace e incosciente dal metadone», intrappolato nella vettura e cioè «chiuso in un luogo isolato e confinato per ore fino al sopraggiungere della morte».

Un sussulto per tutti gli indagati quello arrivato con la conclusione indagine appena notificata dalla procura per la morte di Matteo ‘Balla’ Ballardini, lo studente 19enne di Lugo deceduto il 12 aprile 2017 all’interno della sua auto dopo una lenta agonia dovuta a una overdose da metadone.

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 I pm titolari del fascicolo Alessandro Mancini e Marilù Gattelli, pur distinguendo ciascun ruolo così come inquadrato dalle verifiche della polizia, hanno puntato la bussola dell’accusa verso un omicidio volontario (con dolo eventuale) dell’intero gruppo di giovani. A partire da Beatrice Marani, 22 anni ancora da compiere, di Lavezzola, difesa dall’avvocato Fabrizio Capucci e tutt’ora ai domiciliari in una comunità forlivese.

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Sulla base degli elementi raccolti dalla squadra mobile, la giovane deve rispondere della cessione di metadone non solo a Ballardini: dal novembre 2016 e fino all’11 aprile 2017, ovvero la notte in cui passò la dose letale a Balla, la ragazza avrebbe detenuto qualcosa come 9.650 mg di metadone: considerando che una dose giornaliera è di 10-20 mg, significa che, secondo gli inquirenti, in pochi mesi la 22enne ha avuto per le mani tra le 480 e le 960 dosi di metadone. La ragazza deve rispondere anche di calunnia in quanto, sentita dagli investigatori in quello stesso 12 di aprile, fece il nome di un giovane magrebino indicandolo come chi, il giorno prima del decesso, aveva ceduto eroina a Balla.

Naturalmente la parte più pesante dell’accusa, quella potenzialmente da ergastolo, è legata al contestato omicidio in concorso con gli altri tre ragazzi presenti quella notte nell’auto di Balla. Per i pm, andò così: la giovane prima passò la droga al 19enne sul parcheggio di un locale lughese; poi, quando lui iniziò a manifestare il malore che si sarebbe rivelato fatale, gli aveva preso il cellulare e glielo aveva pure spento; e, con gli altri, aveva chiuso il ragazzo nell’abitacolo dopo avere contribuito a spostarlo dal lato guida; infine lo aveva abbandonato dentro a quella vettura lasciata apposta in un luogo appartato.

È in questo quadro che le è stato contestato anche il sequestro di persona per avere tenuto segregato «per numerose ore, in uno spazio definito, delimitato e confinato» il 19enne senza «nessuna possibilità di movimento». Movente: garantirsi l’impunità di fronte allo spaccio di metadone a Balla. Reati, quelli dell’omicidio e del sequestro, che vengono addebitati pure a Leonardo Morara, 28enne di Lugo difeso dagli avvocati Pierluigi e Francesco Barone e tutt’ora ai domiciliari nella casa dei genitori. Il ragazzo deve rispondere pure di altri due reati: di avere spacciato cocaina a due giovani del gruppo (Marani e Kobabi) e di avere guidato l’auto di Balla fino a un parcheggio defilato sebbene senza patente perché ritirata il 24 settembre 2016.

Omicidio e sequestro di persona vengono infine ricondotti anche a Ayoub Kobabi, 24enne di origine marocchina ma residente a Lugo e difeso dagli avvocati Nicola Laghi e Guido Pirazzoli; e a Simone Giovanni Palombo, 22enne di Lugo difeso dall’avvocato Raffaele Coletta e come il precedente libero. Quest’ultimo deve rispondere pure della cessione, quella notte, di cannabinoidi alla Marani e a Balla.