Cagnoni a Ravenna, le associazioni femministe: "Stupore e indignazione per la decisione"

Inviata una lettera con richiesta di spiegazioni al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria

Matteo Cagnoni (foto Corelli)

Matteo Cagnoni (foto Corelli)

Ravenna, 29 novembre 2018 - Stupore e indignazione. Questi sono i sentimenti espressi dalle associazioni Udi-Unione donne in Italia Ravenna, Linea Rosa Ravenna, Dalla Parte Dei Minori Ravenna e Casa delle donne, che si sono costituite parte civile nel processo per il femminicidio di Giulia Ballestri, in una lettera inviata al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in merito al ritorno del dermatologo fiorentino  Matteo Cagnoni nel carcere di Ravenna.

"Proviamo stupore e indignazione per questa decisione - scrivono le associazioni in una nota legata alla missiva - , che riteniamo ingiusta e gravissima, un vero affronto alla memoria di Giulia e a tutte noi donne che da anni, giorno dopo giorno, lavoriamo e lottiamo per contrastare e sconfiggere ogni forma di violenza contro le donne".

LEGGI ANCHE - Cagnoni a Ravenna, l’amarezza dei Ballestri "Scelta giusta per i figli di Giulia?"

"Stando alle parole di uno dei legali del dermatologo - continua la nota -, il trasferimento dall'opprimente carcere della Dozza di Bologna al più confortevole e domestico carcere di Ravenna sembra dovuto al disagio provocatogli dall'aumento di attacchi di panico e dalla lontananza dai familiari, condizioni che avrebbero spinto “le istituzioni a dimostrare grande umanità condividendo questa richiesta e applicando la legge". Quale legge? ci chiediamo noi, anche a nome delle donne che hanno riempito le strade di Roma sabato 24 novembre 2018, che hanno punteggiato piazza del Popolo a Ravenna di scarpe rosse, tante quante le donne vittime di femminicidio, vittime di violenza in famiglia, vittime di uomini padri padroni, figli a loro volta di una cultura patriarcale e sessista. Gli stessi media che hanno registrato la portata di quella marea indignata e compatta che ha mobilitato le piazze d'Italia comunicano l'inusualità del provvedimento riservato al dottore ravennate".

"Prassi vuole - spiegano le associazioni -, invece, che i detenuti condannati per reati gravi debbano scontare la pena in strutture idonee, non quindi il carcere di via Port'Aurea, nel quale sono detenute le persone in attesa di giudizio e quelle condannate a pene inferiori ai cinque anni, o con un residuo di pena inferiore ai cinque anni. Ci informeremo presso queste istituzioni per capire che cosa sta succedendo, quale legge è stata applicata e quale umanità rispettata. Lanceremo appelli che mirano ad allargare la nostra ansia di conoscere e di ricevere una giustizia che sia uguale per tutti e per tutte".

Segue la lettera scritta al Dap, lettera che è le associazioni hanno messo a disposizione nelle loro sedi e su www.change.org per chi la volesse sottoscrivere.

LEGGI ANCHE - Cagnoni guardato a vista in carcere. Permessi possibili dopo 10 anni