L'appello a Ravenna: "La nave rigassificatrice va allontanata"

Mille firme chiedono modifiche al progetto redatto da Snam: "Va spostata a 20-25 chilometri, dove non sia più visibile"

I promotori con la petizione

I promotori con la petizione

Ravenna, 2 ottobre 2022 - Sono due le modifiche progettuali richieste dai cittadini nella petizione relativa al rigassificatore, che verrà collocato al largo di Ravenna. Non si tratta di un ‘no’ all’impianto, ma di un ‘no’ al progetto redatto da Snam. Lo hanno ribadito ieri mattina a Punta Marina i promotori e una decina di firmatari. Finora il documento ha raccolto un migliaio di firme, così sud divise: 549 di residenti nel Comune di Ravenna, 312 non residenti e 188 pervenute online.

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La nave rigassificatrice BW Singapore, capace di produrre 5 miliardi di metri cubi annui di gas, è prevista attualmente a 8,5 km al largo della costa ravennate, dove esiste già un terminale operativo che verrà solo potenziato (e non costruito ex novo come richiederebbero altre soluzioni). Come ha chiesto Luca Rosetti, imprenditore balneare e capofila dei firmatari, l’impianto dovrebbe essere portato a 20/25 km al largo in modo da non essere visto dalla costa e, in caso di incidente, per far sì che gli effetti della fuoriuscita di gas si diluiscano nel tragitto mare-terra. Per i presenti ieri mattina, Punta Marina potrebbe avere ripercussioni negative sul fronte delle presenze turistiche e della svalutazione degli immobili.

Da qui discende la seconda richiesta: evitare di realizzare 34 km di condutture a terra e l’impianto di depressurizzazione a ridosso di Punta Marina. La soluzione alternativa proposta prevede di costruire questo impianto accanto alla centrale gas di Casalborsetti o a quella situata tra Lido Adriano e Lido di Dante.

Non sono mancate polemiche: "Perché associazioni di categoria, partiti, sindacati non parlano di questi problemi?" si è chiesto Rosetti. Ai dubbi sollevati potrebbe arrivare risposta già la sera dell’11 ottobre, quando al palazzo dei Congressi di Largo Firenze si terrà un’assemblea pubblica per presentare il progetto. Ma già il 28 ottobre, il commissario straordinario per il rigassificatore a Ravenna (il presidente della Regione, Bonaccini) dovrà chiudere l’iter come previsto dal Governo.

Un piccolo riepilogo della vicenda può aiutare a comprendere l’attuale situazione. I tempi celeri con i quali si muovono i 60 enti coinvolti nella conferenza dei servizi che deve esprimere il parere sul progetto, sono stati dettati, tra maggio e giugno, dal Consiglio dei ministri che ha adottato un provvedimento d’emergenza per fronteggiare la crisi energetica alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina e il taglio delle forniture di gas deciso da Mosca verso l’Europa e quindi, l’Italia. Un piano che considera l’attuale crisi perdurante nel tempo. Per compensare la perdita di 29 miliardi di metri cubi annui di gas (il 38% di quello che consumiamo) il governo ha deciso di aumentare l’importazione da Paesi come Algeria, Egitto, Mozambico, di acquistare due navi rigassificatrici (Piombino e Ravenna) necessarie per immettere in rete il gas che arriva in forma liquida. E poi di aumentare la produzione nazionale di gas (decisione rimasta nel limbo, ma che potrebbe concretizzarsi con l’accordo tra i partiti di centrodestra e centrosinistra che si sono detti favorevoli) e di accelerare sulle rinnovabili. Da ieri, non arriva più gas dalla Russia.

lo. tazz.