Omicidio di Ravenna, carabiniere ucciso a 21 anni a Ferrara: tutti assolti

La sentenza. Pier Paolo Minguzzi venne rapito e gettato nel Po di Volano legato a una pesante grata

Ravenna, 22 giugno 2022 - La Corte di Assise di Ravenna ha assolto, "per non aver commesso il fatto", i tre imputati accusati dell'omicidio di Pier Paolo Minguzzi, il carabiniere di leva a Bosco Mesola (Ferrara) sequestrato a scopo di estorsione (300 milioni di lire), zavorrato con una pesante grata e gettato nel Po di Volano a 21 anni la notte del 21 aprile 1987 mentre rincasava dai suoi familiari, imprenditori di Alfonsine.

I tre imputati erano due ex carabinieri all'epoca in servizio alla stazione di Alfonsine, Orazio Tasca, 57enne originario di Gela (Caltanissetta) oggi residente a Pavia, e Angelo Del Dotto, 58enne di Palmiano (Ascoli Piceno) e l'idraulico del paese, il 66enne Alfredo Tarroni.. La procura, per quello che è considerato uno dei più antichi cold case d'Italia, aveva chiesto l'ergastolo per i tre imputati. 

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Perché sono stati assolti

I due imputati presenti in aula - Del Dotto e Tarroni - hanno preferito non commentare. Lo stesso hanno fatto i familiari della vittima pur facendo trasparire un certo disappunto. Il Pm ha detto che attenderà di leggere le motivazioni. Le difese (avvocati Gianluca Silenzi, Luca Orsini e Andrea Maestri) si sono dette soddisfatte dell'esito del processo. Durante le arringhe tenutesi in mattinata, avevano chiesto proprio l'assoluzione piena lamentando mancanza di indizi e indagini a senso unico e sottolineando come la perizia fonica disposta dalla Corte avesse scagionato Tasca dal ruolo di telefonista. Tra le altre cose, è stato adombrato il dubbio che il sequestro fosse stato pianificato da assassini tutt'ora ignoti e forse in odore di mafia non a scopo estorsivo ma ritorsivo.

Il sequestro e l'omicidio

Minguzzi, sequestrato nell'aprile 1987 durante una licenza subito dopo avere riaccompagnato l'allora fidanzata, secondo il medico legale era stato ucciso quasi subito: soffocato in seguito all'incaprettamento a una pesante grata di metallo sradicata da un casolare abbandonato di Vaccolino, nel Ferrarese. Quindi il corpo era stato gettato nel Po di Volano da dove il primo maggio successivo era riaffiorato in località Cà Rossa: in tutto quel periodo i sequestratori avevano lo stesso continuato a chiedere alla famiglia un riscatto da 300 milioni di lire.

In passato, i tre imputati erano stati condannati, con pene già espiate, per la tentata estorsione a un altro imprenditore ortofrutticolo di Alfonsine sempre da 300 milioni di lire nell'ambito della quale, durante un appostamento, la notte del 13 luglio 1987 fu ucciso il carabiniere 23enne Sebastiano Vetrano originario della provincia di Caserta e in servizio a Ravenna.