Ravenna, porte aperte al Polo chimico. L’emozione dei vecchi lavoratori

In tanti alle visite guidate organizzate da Eni

RICORDI Uno dei lavoratori del Polo chimico di un tempo

RICORDI Uno dei lavoratori del Polo chimico di un tempo

Ravenna, 13 maggio 2019 - Hanno gli occhi lucidi quando il personale Versalis spiega la nuova disposizione degli impianti rispetto a 60 anni fa, quando loro varcarono per la prima volta i cancelli dell’Anic. Sono tre signori ottantenni che spiccano tra tanti trentenni e quarantenni, molti dipendenti dell’azienda dell’Eni, che hanno colto l’occasione di Energie Aperte per mostrare il loro posto di lavoro a moglie e figli.

Uno dei tre porta orgoglioso al collo il vecchio pass Anic. Si chiama Rino Laghi, ha 84 anni, e vive a Ravenna. «Certo che vado orgoglioso dell’Anic. Sono sempre rimasto legato all’ambiente. Mi sono tenuto aggiornato sui cambiamenti, ma non avevo più messo piede qui dentro da quando sono andato in pensione. Oggi è tutta un’altra cosa. Non ci sono fumo, odori strani, tutto è pulito. Veramente bello».

Claudio Albonetti ha 80 anni, non entrava in stabilimento da 25 anni, dal giorno del pensionamento. «Ringrazio davvero per questa iniziativa, perché così sono potuto tornare nei luoghi dove ho trascorso 36 anni della mia vita. Sono stato assunto nel 1958. Prima come operaio all’insacco dei fertilizzanti, poi tre anni nella lavorazione della gomma e 30 filati al centro ricerche e sviluppo». Albonetti è un fiume in piena.

«Ho fatto il sindacalista per la Cisl, avevo 300 iscritti qui. Quando sono entrato avevo 20 anni. Devo dire che dal fumo che c’era non si vedeva quasi nulla. Oggi è proprio cambiato il mondo». Non mancano gli aneddoti e i ricordi lontani. «Non ho mai capito quelli che si lamentavano dei piatti della mensa. Ho mangiato qui dentro per 40 anni e sempre benissimo. Dove avrei trovato un menù dove scegliere tra tre primi piatti? E poi il 27 del mese lo stipendio arrivava sempre puntuale. Cosa dovevo chiedere di più a dieci anni dalla fine della guerra mondiale? Già allora facevamo stage per la sicurezza. Insomma, questa è sempre astata un’azienda all’avanguardia. E non è un caso che l’Eni oggi sia una società internazionale».

Sauro Staffa è di Villanova di Bagnacavallo, ha 84 anni ed è in pensione dal 1990. «Per me è incredibile essere qui. Mi sono sempre chiesto cos’avrei potuto fare per tornare nel mio posto di lavoro, per vedere i cambiamenti». Sauro è emozionato. Ricorda di essere entrato in Anic con la matricola numero 37. «Qui ho lavorato per 31 anni. Prima al centro ricerche e sviluppo, poi come ispettore ai collaudi. Era un posto di lavoro che mi dava certezze». Sul filo dei ricordi l’84enne rivive alcuni episodi che gli sono rimasti impressi nella mente. «Sono pieno di ricordi di questo luogo di lavoro. Intanto, le messe che ogni anno si celebravano per ricordare la scomparsa di Enrico Mattei. Non mancavo mai perché io, come tutti i colleghi, gli riconoscevo di aver fatto del bene a tutti noi. Poi la visita di papa Wojtyla, e anche quella di Enrico Berlinguer. Erano anni diversi da quelli di oggi, per questo sono felice di essere potuto tornare nel mio posto di lavoro».

I pullman girano all’interno dello stabilimento in fila indiana. C’è chi indica col dito ai parenti dove lavora abitualmente, dove si cambia, i punti di raccolta in caso di incidente. Per Laghi, Staffa e Albonetti è tutto un altro mondo: «Siamo contenti per i nostri giovani».

l.t.