SARA SERVADEI
Cronaca

“Il Cau da solo non può risolvere i problemi del Pronto soccorso”

l commento del direttore dell’Ausl Carradori dopo l’annuncio che la struttura andrà ’revisionata’. “Quel luogo diventerà un’aggregazione di medici di base: così cambierà la sua natura”

Il Cau collocato al Cmp, aperto da un anno. Nel tondo, Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna

Il Cau collocato al Cmp, aperto da un anno. Nel tondo, Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna

Ravenna, 23 gennaio 2025 – Il Cau di Ravenna, aperto al Cmp da un anno, andrà incontro a una revisione. È quanto è emerso nei giorni scorsi dalla Regione, che ha approvato i Centri di assistenza e urgenza sorti al posto di Punti di primo intervento (come quello di Cervia) ma ha sollevato dubbi circa quelli nelle vicinanze dei Pronto soccorso. Quello di Ravenna, in particolare, avrebbe ottenuto risultati inferiori alle aspettative nell’alleggerire il reparto delle urgenze dai codici bianchi e verdi. Abbiamo parlato delle prospettive con Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl.

Carradori, lei come giudica l’attività del Cau al Cmp in questo primo anno?

“La mia valutazione alla luce dei dati, e non dei punti di vista che possono essere molteplici, è molto positiva per tutti i Cau della Romagna. Nel 2024 ci sono stati complessivamente oltre 179mila accessi, 187mila fino alla settimana scorsa”.

E a Ravenna?

“Nel 2024 sono stati 25.840, se arriviamo alla settimana scorsa quasi 27mila. Il successo di utenza è molto evidente. E noi monitoriamo anche i tempi di attesa e il percepito dei pazienti. Per i tempi di attesa siamo sotto all’ora, segno che queste strutture danno una risposta tempestiva. Per quanto riguarda i giudizi, in Romagna oltre l’80% ha espresso valutazioni positive e molto positive, per il Cau di Ravenna siamo attorno al 73%. E un altro 10% ha dato la sufficienza. Poi va considerato il futuro”.

Ovvero?

“Il Cau di Ravenna è al Cmp, che dovrebbe diventare una Casa della comunità. Un luogo dove volendo i medici di medicina generale, con un’aggregazione funzionale territoriale, potranno implementare i servizi territoriali. Allo stato attuale, comunque, i numeri del Cau di Ravenna sono indiscutibilmente positivi”.

Non ha alleggerito il Pronto soccorso come avrebbe dovuto, però

“Noi non abbiamo puntato sui Cau come strumento per ridurre l’accesso al Pronto soccorso, perché le dinamiche di accesso al Pronto soccorso, che qui da noi sono in aumento come in tutto il Paese, dipendono da una serie di problematiche che non possono essere risolte con un unico intervento come la creazione di un Cau. Nella nostra ottica i Cau devono ridurre parte di quei problemi per i quali la popolazione, non trovando tempestiva risposta in ambito territoriale, va al Pronto soccorso. I numeri complessivi di accesso al Pronto soccorso aumentano, ma si riducono i codici di urgenza minore, come i bianchi. Sono due cose che non sono indipendenti l’una dall’altra, ma non possiamo pensare che i Cau siano l’alternativa ai Pronto soccorso. I Cau sono il tentativo di garantire un accesso diretto ai servizi territoriali”.

Il Cau collocato al Cmp, aperto da un anno
Il Cau collocato al Cmp, aperto da un anno

La Regione ha detto che ci sarà un confronto per migliorare il Cau al Cmp. C’è un dialogo?

“Il dialogo con la Regione non può mai mancare per nessuna azienda sanitaria. Noi siamo anche stati il luogo che per primo ha sperimentato i Cau con un processo di partecipazione democratica a Cervia, nel 2020. Nel caso specifico del Cau di Ravenna è evidente che il Cmp è in predicato di essere sede di un’aggregazione funzionale territoriale dei medici di medicina generale: e così si potranno modificare modalità organizzative e natura del Cau, anche se non in una prospettiva immediata”.

In che tempi?

“Dobbiamo trovare spazi per trasferire alcuni servizi del Cmp. In alcuni casi i tempi sono legati al Pnrr, altri al potenziamento dell’assistenza sul territorio”.

Dove verranno collocati i servizi spostati dal Cmp?

“Stiamo cercando una sede alternativa, abbiamo fatto un’indagine di mercato. Parliamo di 500/1.000 metri quadrati”.

Anche i Cau di Faenza e Lugo rischiano di andare incontro a una revisione?

“Allo stato attuale i dati sono assolutamente positivi. Tra l’altro quello di Faenza è diverso: non è in area ospedaliera ma contiguo a un’aggregazione di medici. Faccio presente che altrove hanno attivato i Pronto soccorso a pagamento, noi abbiamo fatto un’altra scelta. E nel frattempo altri aspetti si muovono, come il nuovo accordo collettivo nazionale dei medici di medicina generale e le posizioni dei diversi soggetti in causa. Abbiamo osservato ovunque che la frequenza di accesso a Pronto soccorso e Cau è correlata alla facilità di accesso ai servizi dell’assistenza territoriale, e non a caso aumentano il sabato e la domenica”.

Sono previsti altri due Cau in provincia: il primo a Castel Bolognese, poi a Conselice. Le valutazioni di questi giorni incidono sulle nuove aperture?

“A Castel Bolognese il Cau aprirà nella Casa della comunità, dove ci sono già medici di medicina generale che operano in gruppo: il presidio integrerà il servizio che già c’è con la continuità assistenziale. Penso che completeremo il piano, fatte salve diverse indicazioni regionali. E lo stesso vale per Conselice”.