
Matteo Cagnoni (Zani)
Ravenna, 8 ottobre 2017 - Martedì ore 9. Da tempo sul calendario di molti ravennati e non solo, questa data è cerchiata in rosso. Perché il processo contro il dermatologo 52enne Matteo Cagnoni partirà quel giorno a quell’ora. Un pubblico dibattimento, come tale rigorosamente a porte aperte: il contesto sarà quello della corte d’assise, piano terra del tribunale.
Due celebri programmi televisivi che si occupano dei più noti casi di cronaca – ‘Un giorno in pretura’ di Rai 3 e ‘Quarto grado’ di Rete 4 – hanno già chiesto formalmente di poterci essere. Ma è possibile che nelle ultime ore anche altre testate del piccolo schermo decidano di fare lo stesso. Di sicuro l’interesse pubblico per questa vicenda è così alto che, in previsione di un massiccio afflusso di pubblico, è stato organizzato un servizio di sicurezza all’esterno dell’aula.
L’imputato sarà sicuramente presente: del resto non è mai mancato a un’udienza. E chi di recente lo ha visto all’interno del carcere di Ravenna dove è stato trasferito un mese dopo il fermo del 19 settembre 2016, ha parlato di un detenuto affondato nella lettura delle carte che lo vedono accusato dell’omicidio pluriaggravato della moglie, la 39enne Giulia Ballestri.
Secondo le indagini della squadra Mobile coordinate dai pm Alessandro Mancini e Cristina D’Aniello, andò così: incapace di accettare la relazione di Giulia con un altro uomo dopo la fine del loro matrimonio, la mattina del 16 settembre di un anno fa Cagnoni, con uno stratagemma, attirò la consorte nella villa di famiglia da tempo disabitata di via padre Genocchi. Una volta qui, l’aggredì a bastonate e la lasciò agonizzante e seminuda in una legnaia per raggiungere assieme ai tre figli la villa paterna a Firenze, là dove all’alba di tre giorni dopo fu bloccato dalla polizia al termine di una rocambolesca fuga.
Il dermatologo, nonostante gli innumerevoli elementi raccolti contro di lui, ha sempre negato. E lo ha fatto non solo davanti ai magistrati, ma anche nelle lettere che copiosamente ha continuato a inviare dal carcere agli amici più stretti così come a diversi semplici conoscenti, alle testate giornalistiche e perfino a quei giudici ai quali, finora invano, ha chiesto di potere almeno andare ai domiciliari.
Le sue speranze sono ora affidate a due avvocati bolognesi: Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti. E uscirà dalle loro bocche la prima richiesta sulla quale la corte, presieduta dal giudice Corrado Schiaretti (a latere c’è il collega togato Andrea Galanti) dovrà pronunciarsi. Almeno quattro in particolare saranno le eccezioni di nullità-inammissibilità per altrettanti atti d’indagine che verranno presentate martedì mattina. Ovvero le stesse già sollevate nell’udienza preliminare su autopsia, analisi del contenuto gastrico per la determinazione dell’orario della morte della 39enne, intercettazioni e analisi della scheggia di legno trovata nei jeans dell’imputato e presumibilmente appartenente all’arma del delitto, un tronco di pino recuperato sulla scena del crimine e, secondo le indagini, portato con premeditazione da Cagnoni sin nella villa dell’omicidio.
Ed è proprio la contestata aggravante della premeditazione, assieme a quella della crudeltà, a fare rischiare a Cagnoni l’ergastolo in caso di condanna. In ogni modo per arrivare alla sentenza, occorrerà tempo visto che c’è stata la richiesta di sentire almeno 200 testi. Ma non è detto che per tutti ci sarà via libera dalla corte. Per saperlo, l’appuntamento è per martedì dalle 9.