Ravenna: psicologa per 25 anni senza laurea

A processo ex dirigente di una cooperativa cui il Comune e l’Asp per molti anni avevano affidato servizi

Per molti anni l’imputata ha coordinato l’area psicologica di una importante coop

Per molti anni l’imputata ha coordinato l’area psicologica di una importante coop

Ravenna, 22 giugno 2021 - Per 25 anni ha coordinato l’area psicologica di una importante cooperativa, la Libra, alla quale Comune di Ravenna e Asp aveva affidato vari servizi perlopiù dedicati alle famiglie e ai minori problematici. Salvo poi dimettersi un giorno all’improvviso in lacrime dicendo alle colleghe di perdonarla e di non odiarla.

La ragione? Non aveva mai conseguito la laurea in psicologia sebbene, oltre a quanto esposto su curriculum personale e bigliettini da visita, fosse addirittura giunta a raccontare alle colleghe aneddoti sul suo percorso di laurea a Padova da 110 e descrivendo persino il professore che l’aveva seguita.

Là dentro pensavano insomma tutti che lei fosse psicologa tanto che era lei stessa a occuparsi di esaminare i curricula delle psicologhe che aspiravano a un lavoro. Una vicenda davvero singolare quella che vede una 59enne lughese a processo per esercizio abusivo della professione di psicologo fino al luglio del 2018.

Nel dibattimento, la cui fase istruttoria è partita ieri mattina davanti al giudice Roberta Bailetti e al viceprocuratore onorario Simona Bandini, compare anche in qualità di parte civile l’ordine regionale degli Psicologi (tutelato dall’avvocato Francesco Paolo Colliva). Le indagini, partite da una segnalazione e portate avanti dalla guardia di Finanza, avevano inizialmente visto altre due colleghe della 59enne indagate in concorso, entrambe psicologhe.

Ma era poi emerso che loro, come tutte le altre educatrici, erano davvero convinte che l’imputata fosse psicologa: ecco che allora le loro posizioni erano state archiviate. Secondo le verifiche delle Fiamme Gialle, l’imputata - difesa dall’avvocato Marina Venturi - effettuava consulenze psicologiche sia per singoli individui che per nuclei familiari problematici; elaborava obbiettivi e strategie per promuovere il benessere di singoli e gruppi; offriva sostegno psicologico a soci e collaboratori per la prevenzione della sindrome del burn out (esaurimento); era responsabile della supervisione dei processi organizzativi che rientravano nelle convenzioni: tra cui interventi psicologici. "Tutti nella cooperativa - ha ribadito in aula il teste delle Fiamme Gialle - credevano che fosse laureata in psicologia".

L’attuale presidente della coop - che nel frattempo ha cambiato nome - ha ricordato come l’imputata fosse arrivata nel 1987, a due anni dalla fondazione: e che nel 1988 fosse entrata nel cda: "Era lei che aveva proposto e creato il servizio educativo in collaborazione con una assistente sociale". Una persona assolutamente capace insomma, tanto che negli anni aveva via via "assunto ruoli di responsabilità". In quanto al suo profilo, "per noi era psicologa non iscritta all’albo: ci disse che non voleva iscriversi" e così quando ciò diventò un requisito necessario "concordammo che lasciasse gli incarichi".

Nessun dubbio però sulla laurea: "In 30 anni mi aveva raccontato tante cose del suo percorso di studi e del suo docente". E così sui bigliettini da visita stampati dalla cooperativa, c’era scritto "psicologa". Poi all’improvviso "si dimise dal cda". Ma nella cooperativa si seppe che non era laureata solo qualche giorno dopo le prime verifiche della Finanza: "Lo disse a me e a una collega. Fu un momento di rabbia e sconcerto. Ma viste le sue condizioni, ci preoccupammo molto per lei".