Ravenna, ricatto hot alla domestica: "Sesso o niente permesso"

Un 55enne imputato di violenza sessuale sulla colf e badante della madre. La costringeva ad avere rapporti sotto minaccia di distruggere i documenti

Ricatto hot alla domestica

Ricatto hot alla domestica

Ravenna, 25 gennaio 2023 - Per un breve periodo il rapporto tra i due connazionali era stato consensuale. Lui assieme alla badante dell’anziana madre, arrivata appositamente dal Marocco. Ad un certo punto l’uomo, un 55enne residente a Ravenna, avrebbe cominciato ad assumere atteggiamenti violenti.

E quando la collaboratrice domestica, di alcuni anni più giovane, ha deciso di interrompere la relazione sentimentale, di fatto non solo si sarebbe vista impossibilitata a lasciare la casa, ma per almeno un anno avrebbe dovuto subire il ricatto sessuale di quello che a tutti gli effetti era il suo datore di lavoro: rapporti in cambio dei documenti di soggiorno. E, qualora lei si fosse rifiutata, lui minacciava di distruggere quelli essenziali alla donna per potere rimanere in Italia.

Ora l’uomo – difeso dall’avvocato Luca Borghesi – è imputato di violenza sessuale, nonché di lesioni, perché in un’occasione l’aveva percossa, con l’aggravante del legame da rapporto di lavoro. La vittima è invece parte civile con la tutela dell’avvocato Valentina Bartolini. I fatti contestati vanno dal 2020 fino al settembre 2021. La badante era arrivata a Ravenna dopo aver saputo da un’amica che un connazionale aveva necessità di qualcuno che accudisse la madre. Dopo i primi mesi di idillio, arricchito anche da una frequentazione sentimentale tra la domestica e il suo datore di lavoro, ben presto quest’ultimo – che peraltro l’avrebbe regolarizzata solo a distanza di tempo – si era mostrato violento. Ed è a quel punto che per la sua dipendente sarebbe cominciato il calvario.

In più occasioni l’avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali, nonostante lei avesse deciso di interrompere la relazione. E questo, per l’accusa, sotto la minaccia di distruggere i documenti necessari al rilascio del permesso di soggiorno. A fine settembre 2021, a seguito del rifiuto opposto all’ennesimo abuso, l’imputato l’avrebbe afferrata per il collo, colpendola con due schiaffi e spingendola fuori dall’abitazione, facendola cadere a terra e procurandole lesioni (10 giorni di prognosi). È a quel punto, dopo le cure al pronto soccorso, che la donna aveva deciso di raccontare tutto a un centro antiviolenza e tutt’ora si trova in una casa rifugio di Linea Rosa. Ieri è stata sentita in Tribunale davanti Gup, dove ha confermato quanto già denunciato. La difesa dell’imputato ha chiesto il processo in abbreviato, sentenza a forse a febbraio.