
Christiane Ursula Samel bacia uno scimpanzé
Ravenna, 6 settembre 2016 - Capaci di bere dalla bottiglia svitando il tappo da soli. E perfino di mangiare una mela scartandone in maniera raffinata la buccia. Umanizzati al punto tale da mostrare quel sovrappeso tipico dei frequentatori del divanetto di casa e non certo la scolpita forma muscolare degli abitanti di quelle giungle dove i lori avi erano nati. Quattro scimpanzé nati in cattività e «cresciuti come figli», per ammissione dall’allora padrona per la quale la procura ha ora chiesto un decreto penale di condanna convertito in 11.250 euro di ammenda. Perché secondo il pm ciò che è accaduto a quegli scimpanzé, ha un nome preciso: maltrattamento di animali.
Oltre all’umanizzazione esasperata che per l’accusa aveva proiettato le quattro scimmie in una dimensione a loro non propria fatta di una vita domestica tra bibite gassate e würstel, nella lista delle contestazioni mosse dalla Forestale figurano pure costrizioni sulle bestiole a suon di getti d’acqua a pressione, fruste, una pistola a salve e spettacolini d’intrattenimento. La storia ravennate di Christiane Ursula Samel, 72enne addestratrice tedesca ed ex star del circo assieme al marito nella vecchia Ddr e anche negli Usa, era iniziata nel 2014 quando la coppia, attraverso un’agenzia, aveva cercato una sistemazione per i suoi animali. Perché il loro giardino di casa, a Berlino, non era più adatto alla colonia. Inoltre con l’avanzare dell’età, i due non erano più in grado di accudire le bestiole sebbene considerate, aveva sempre detto la signora, «membri di famiglia».
All'inizio, quando le avevano fatto notare che così non poteva andare avanti, lei aveva alzato le barricate: «Guai a chi tocca i miei bambini», aveva dichiarato combattiva alla tv tedesca che aveva mandato in onda un documentario del 2012 nel quale le scimmie – all’epoca erano ben 12 – mostravano di essere a loro agio in comportamenti del tutto umani. Poi se n’era fatta una ragione e aveva raggiunto un accordo con lo Zoo Safari di Ravenna. Era seguito regolare contratto per sette esemplari che avrebbero avuto a disposizione 1.500 metri quadri di cui 200 al coperto. Dopo un lunghissimo viaggio notturno su un furgone Mercedes, nell’agosto 2015 la donna si era presentata al parco con quattro scimmie femmine, tre adulte di cui una incinta e una piccola di pochi mesi. E qui erano nate le frizioni. Perché secondo la signora, la gabbia non andava bene.
«Voglio riportare indietro subito i miei scimpanzé, ma non me li lasciano riprendere», aveva detto. Il direttore della struttura, Osvaldo Paci, aveva riferito di comportamenti della 72enne perlomeno singolari: «Li ha portati al guinzaglio fino alla gabbia. E su un altro camion ha portato due divani, una cucina completa, una lavatrice: pretendeva di ricreare un ambiente domestico all’interno della struttura e di vivere con gli animali». Frau Samel aveva allora promesso di rivolgersi alla Forestale. Di sicuro lo avevano fatto gli operatori della struttura alla luce di comportamenti strani degli animali, determinando così le verifiche della magistratura. Anche la 72enne aveva in seguito chiesto verifiche alla procura: sulla morte del figlio di una scimpanzé, Funny, nato il 30 ottobre scorso e deceduto dopo appena pochi giorni di vita. Ma per questo fascicolo, non ravvisando alcuna reato, il pm ha chiesto l’archiviazione.