REDAZIONE RAVENNA

Stalking al sacerdote, processo a porte chiuse

Iniziato ieri il dibattimento che vede imputata una 47enne straniera che si era invaghita di don Bruno Resta, parroco di San Gabriele a Lugo

Nel corso dell’udienza celebrata a porte chiuse, su richiesta del suo legale, ha ripercorso tutte le fasi della vicenda che lo avevano alle fine portato a denunciare quella parrocchiana per stalking. Ieri pomeriggio davanti al giudice Andrea Chibelli, don Bruno Resta, da fine maggio 2020 alla guida della parrocchia lughese di San Gabriele Arcangelo e parte civile con l’avvocato Silvia Alvisi, ha descritto l’escalation che in tre anni avevano proiettato l’imputata – una 47enne di origine straniera ma da tempo residente a Lugo, di professione operatrice sociosanitaria e difesa dall’avvocato Domenico Serafino – dalla devozione religiosa all’ossessione amorosa.

La donna, proprio a causa del suo comportamento, era stata arrestata la sera del 26 luglio scorso. E il giorno dopo in aula, in attesa dell’udienza di convalida, aveva ammesso: "Lo amo tantissimo, con tutto il cuore". Una manifestazione sgorgata anche se le sue avances erano sempre cadute nel vuoto. Ma poco importa: secondo l’accusa lei non ne voleva proprio sapere di mollare la presa, tanto che in quel giorno di fine luglio, un lunedì, dopo la messa del vespro lo era andata a cercare a casa per l’ennesima volta. E così i carabinieri della locale Stazione l’avevano arrestata in flagranza e, come disposto dal pm di turno Angela Scorza, l’avevano scortata ai domiciliari. Il giudice Chibelli aveva poi convalidato e, su richiesta della procura, aveva imposto alla donna di rimanere ad almeno a 500 metri sia dal don che dai due luoghi da lui solitamente frequentati: ovvero abitazione e chiesa.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, era stato il sacerdote a chiamare i militari a cavallo delle 19 e poi a presentare querela per l’accaduto. Già dopo la funzione religiosa, temendo qualche escamotage della 47enne per poterlo avvicinare, aveva chiesto ad alcuni fedeli di riaccompagnarlo a casa. Ma poco dopo l’arrivo, lei si era effettivamente palesata: ultimo atto di una lunga sequenza accusatoria fatta di pedinamenti, messaggi, telefonate, raccolta di informazioni sulla sua vita e sui suoi spostamenti, lettere e anche apparizioni alle messe con interazioni fuori liturgia: vedi frasi sussurrate nel bel mezzo della funzione. La donna era addirittura riuscita a raggiungerlo in un ritiro spirituale dai frati di Chiusi della Verna, ad Arezzo, del quale il sacerdote aveva parlato con pochissimi fidati. Il vescovo, su richiesta del prete, l’aveva allora convocata per parlarle. Ma nemmeno così la situazione si era risolta.

a.col.