Tenta di avvelenare la ex col caffè a Faenza, tradito dal video

Non solo farmaci anticoagulanti per la donna, si aggrava la posizione del cuoco arrestato per tentato omicidio

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Faenza (Ravenna), 7 ottobre 2021 - Non solo aveva cercato di avvelenare la ex moglie offrendole ogni giorno da qualche settimana una tazza di caffè ’corretto’ con un farmaco anticoagulante che la donna già assumeva sotto prescrizione medica e che dunque era in grado di provocarle emorragie se somministrato in sovra-dosaggio. Ma aveva preso pure a usare un vasodilatatore con il presunto obiettivo di fare rendere tali eventuali emorragie inarrestabili nel giro di pochi minuti (VIDEO). Secondo gli ultimi sviluppi investigativi, è lo scenario attribuito dall’accusa al cuoco ultra-quarantenne di Faenza fermato dai carabinieri del nucleo Investigativo di Ravenna all’alba di venerdì scorso con l’accusa di tentato omicidio pluriaggravato, maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della moglie dalla quale si è separato.

Caffè al veleno, l'ex marito resta in carcere. Il giudice: "Ha mentito" -  Tentato omicidio, i pm: "Sventato delitto perfetto"

Le azioni del cuoco sono state documentate attraverso intercettazioni video nelle quali lo si vede mentre prepara il caffè versando nella tazzina destinata alla ex una doppia dose di un vasodilatatore. L’uomo si trova ora in carcere a Modena in custodia cautelare decisa dal gip di Ravenna Janos Barlotti su richiesta del pm titolare del fascicolo Cristina D’Aniello: risulta peraltro destinatario di reddito di cittadinanza, motivo per il quale è stata avanzata per lui dai militari una segnalazione alle autorità competenti per arrivare alla cessazione dell’erogazione del beneficio, così come previsto dalla legge. Le indagini a suo carico erano scattate quando la moglie, insospettitasi sia per le improvvise premure del marito che per il cattivo sapore de caffè, si era rivolta ai carabinieri della caserma più vicina facendo così scattare sul fronte investigativo il codice rosso. L’ex marito, difeso dagli avvocati Carlo Benini e Renato Conte, in sede di convalida davanti al giudice ha negato violenze e maltrattamenti e ha ricondotto l’uso surrettizio dei farmaci alla volontà di fare assumere alla donna la giusta terapia per "farla stare più tranquilla".