Torri Hamon, ecco l’appello della nipote di Antonioni: “Non cancellate la storia”

Ieri alla darsena la manifestazione di protesta, non troppo partecipata, alla quale ha preso parte anche la parente del regista di ’Il deserto rosso’

Ravenna, 8 aprile 2024 – Dal ponte mobile alla testa del Canale Candiano un corteo di una cinquantina di persone ha manifestato contro l’abbattimento delle Torri Hamon in corso nell’area dell’ex Sarom. Alla protesta ha preso parte anche Elisabetta Antonioni, nipote del regista Michelangelo, che nel film ’Il deserto rosso’ ha immortalato Monica Vitti con alle spalle una torre Hamon, anche se non è quella di cui si sta parlando in questi giorni. Infatti, si trovava all’interno dello stabilimento Anic. "Almeno una Torre andrebbe salvata – commenta - visto che l’altra è già sbocconcellata ed è irrimediabilmente perduta. Rappresenterebbe il ricordo di un’epoca, per Ravenna credo che sarebbe importante. Tutto si evolve e si modernizza, ma se distruggiamo completamente il passato non ne avremo più memoria".

Torri Hamon: l'appello di Elisabetta, nipote di Michelangelo Antonioni
Torri Hamon: l'appello di Elisabetta, nipote di Michelangelo Antonioni

Oltre a Potere al Popolo, che ha partecipato all’organizzazione dell’evento, l’altro politico intervenuto è stato il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi, che nei giorni scorsi ha presentato un question time in cui sollecita il sindaco Michele de Pascale e il presidente dell’Autorità di sistema portuale Daniele Rossi a farsi parte attiva verso Eni perché una torre sia conservata. De Pascale e Rossi hanno già espresso la loro opinione. Le torri sono innanzitutto beni non vincolati per la conservazione in una zona industriale. Qualsiasi ipotesi di riuso è incompatibile con lo stato di inquinamento dell’area e con la prossimità con attività petrolifere e chimiche a rischio rilevante. Si tratterebbe di un investimento enorme solo per mantenerle e senza poterle usare.

La scelta è tra due fabbricati fatiscenti o un progetto ecosostenibile finanziato dal Pnrr, cioè un parco fotovoltaico. Anche Francesca Santarella per Italia Nostra chiede che sia conservata la torre ancora intatta che "è la più vecchia, abbiamo documenti che la fanno risalire al 1957 ma potrebbe essere anche più antica". "Inoltre – aggiunge - Eni deve restituire alla città quell’area completamente bonificata". Sostegno alla protesta è venuto da Massimo Bottini, consigliere nazionale di AIPAI, l’associazione italiana per il patrimonio archeologico industriale, che ha messo a fuoco il problema principale. "La nostra è una memoria selettiva – ha detto - che riconosce grande valore a oggetti dell’archeologia classica e poco all’archeologia industriale, che ha pari dignità. Queste strutture che raccontano storie di lavoro e di tecnologia non hanno tutela. I nostri storici si fermano all’800".