
"Un pezzo di carta non l’avrebbe salvato"
L’elaborazione di un documento sulla valutazione dei rischi, di cui si contestava l’assenza, non avrebbe evitato l’incidente mortale sul lavoro il quale, piuttosto, fu provocato da una saldatura difettosa. È quanto riportano le motivazioni della sentenza di assoluzione, pronunciata lo scorso maggio, dei due imputati finiti a processo per l’infortunio mortale verificatosi il 21 dicembre 2017 all’interno della Sueco di Faenza, quando da un’altezza di circa 7 metri precipitò una piattaforma aerea semovente sulla quale due persone stavano sostituendo una lampada. A seguito di quella caduta perse la vita il 45enne elettricista faentino Giovanni Liverani e rimase ferito un 18enne che faceva parte di un programma di scuola-lavoro.
Alla sbarra erano finiti l’allora datore di lavoro per Sueco, un 68enne di Castel Bolognese, difeso dagli avvocati Ermanno Cicognani e Mauro Brighi, unitamente all’allora presidente del cda della reggiana Tigieffe, un 77enne di Luzzara (Reggio Emilia), la ditta che aveva costruito la piattaforma. Al responsabile Sueco, che aveva commissionato a una ditta appaltatrice la sostituzione dei fari luminosi, veniva contestata principalmente la mancata elaborazione dell’apposito Documento unico di valutazione dei rischi, nell’ambito dei suoi doveri di coordinamento, protezione e sicurezza. L’esame dei consulenti tecnici, osserva il giudice Antonella Guidomei nel dispositivo, "ha consentito di ricondurre la causa della caduta del cestello alla rottura di un componente strutturale denominato ’attuatore rotante’", quest’ultimo "non realizzato dalla Tigieffe, la società produttrice della piattaforma aerea, bensì acquisito dalla ditta fabbricante Moveco srl", rilevando come "quest’ultima avesse erroneamente assemblato le componenti dell’attuatore utilizzando due tipologie di acciaio non saldabili tra loro". Per quel difetto di saldatura, i due responsabili individuati avevano patteggiato una pena a 8 mesi a testa. Per questo, insiste il giudice, "alla luce delle unanimi conclusioni raggiunte, può affermarsi come il collasso del cestello della piattaforma aerea sia da ricondursi all’operato negligente di Moveco srl", riscontrando da ciò "l’assoluta carenza di nesso causale tra la mancata predisposizione del Documento di valutazione rischi e l’evento infortunistico". Allo stesso modo viene valutato come "irrilevante" se il decesso e l’infortunio si sarebbero verificati anche qualora l’elettricista e lo stagista avessero impiegato i presidi di protezione prescritti per l’utilizzo di quel macchinario. Anche in questo caso la conclusione dei consulenti è negativa, dal momento che i presidi prescritti consistevano in una cintura di sicurezza con sistema di trattenuta ancorato al telaio della navicella, in grado di limitare gli spostamenti, ma non di impedire o arrestare la caduta della stessa.
Riguardo alla posizione del responsabile Tigieffe srl, "è pacifico come la responsabilità della negligente saldatura debba ricondursi a Moveco", mentre Tigieffe "si limitava ad acquistare il componente marcato Ce – che sotto responsabilità del fabbricante certifica la conformità ai requisiti di sicurezza – senza avere alcun ruolo nella fabbricazione del medesimo". In ragione di ciò, conclude il giudice, "sarebbe sproporzionato richiedere al costruttore di un macchinario di condurre verifiche sulle modalità di saldatura", le quali peraltro "non rientrano nel campo di verifica periodica".
Lorenzo Priviato