"Vi racconto la guerra"

Oggi al Salone dei mosaici di Ravenna incontro con il giornalista Fausto Biloslavo

"Vi racconto la guerra"

"Vi racconto la guerra"

Da quarant’anni il giornalista triestino Fausto Biloslavo gira il mondo per raccontare i più feroci conflitti. Come quello più vicino a casa, di cui ha parlato nell’ultimo libro ‘Ucraina. Nell’inferno dell’ultima guerra d’Europa’, edito da Sign Book e curato da Matteo Carnieletto. L’autore ne parlerà questa sera alle 18.30, al Salone dei Mosaici di Ravenna, durante un incontro a cura dell’associazione Tessere del Novecento. Seguirà un aperitivo solidale il cui ricavato sarà donato a Sold.Id Onlus, i cui volontari si sono attivati fin dalle prime ore dell’alluvione.

Biloslavo, com’è la situazione ora in Ucraina?

"Ci si sta preparando all’ennesimo scontro sanguinosissimo. La guerra va avanti senza nessuno spiraglio di pace. Proprio in questi giorni il presidente Zelensky ha dichiarato che il Paese è pronto alla controffensiva, ma sarà qualcosa di lungo e difficile. Dovremo prepararci a un’estate di guerra ancora più massiccia e dopo, forse, si riuscirà a cominciare a parlare di una via d’uscita negoziale".

Cosa l’ha colpita maggiormente nel corso della sua esperienza sul campo?

"Molte cose a dire il vero. Per esempio il fatto che all’inizio ci si aspettava che la Russia entrasse in Ucraina come il coltello nel burro. E, invece, la resistenza degli ucraini, dei ragazzi che tiravano su le barricate è stata esemplare, ispirandosi a quanto fatto dai coetanei di Budapest nel 1956 e di Praga nel 1968". Nella prefazione del suo libro, Giuseppe Cruciani, parla della paura. Che cos’è per lei?

"La paura è una compagna di viaggio, deve sempre esserci sempre, perché non esiste Rambo. Bisogna controllarla e farsela amica, così come con l’orrore che è proprio della guerra. Ed è anche un importante campanello d’allarme che, a un certo punto, fa capire che è ora di andare via perché è solo un calcolo di probabilità quello di non tornare".

Cosa la spinge da una vita ormai a rischiare molto, forse tutto, per raccontare qualcosa?

"Bisogna raccontare, testimoniare il lato oscuro dell’umanità che è la guerra. Qualcuno deve pur essere in guerra gli occhi dei lettori, dei telespettatori, dell’opinione pubblica. Nei conflitti, si impara presto che è tutto estremo nel bene e nel male" Come è possibile fare una corretta informazione sulla guerra?

"Vale sempre la solita vecchia regola, prima di tutto andare sul campo, in prima linea, e raccontare ciò che si vede e si sente. Per l’Ucraina, credo che non si sia fatto un buon lavoro. La propaganda c’è sempre stata, ossia quella guerra che spesso ha un peso determinante ancora più dei proiettili, e bisogna stare attenti e non avere i paraocchi e a non perdere di vista l’obiettività".

Roberta Bezzi