Appalti, escort e corruzione: Enrico e Margherita Benedetti in silenzio davanti al giudice

La Procura chiede il carcere per l’amministratore della “Ecologia Soluzione Ambiente” spa (Esa) di Bibbiano. Sono dieci gli indagati nell’inchiesta ‘Leonida’

A sinistra Enrico Benedetti, a destra Margherita Benedetti e il suo difensore, avvocato Salvatore Mannino

A sinistra Enrico Benedetti, a destra Margherita Benedetti e il suo difensore, avvocato Salvatore Mannino

Reggio Emilia, 18 aprile 2024 – Escort e regalie in cambio di commesse, interrogatorio di garanzia stamane al Palazzo di Giustizia di Reggio Emilia per l’imprenditore Enrico Benedetti, 60 anni, e per sua figlia Margherita. La Procura chiede il carcere per l’amministratore della “Ecologia Soluzione Ambiente” spa (Esa) di Bibbiano, accusato di sfruttamento della prostituzione e corruzione aggravata di pubblico ufficiale, con continuazione.

L’udienza a porte chiuse davanti al giudice delle indagini preliminari Luca Ramponi si è svolta molto rapidamente, dalle ore 10 a poco prima delle 11. L’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere. Stessa linea di difesa per la giovane, sua stretta collaboratrice, attualmente sottoposta a interdizione dall’attività di impresa per un anno, e al divieto di residenza e libera circolazione nei territori delle province di Reggio e di Parma.

Il sostituto procuratore Valentina Salvi avrebbe presentato appello chiedendo un inasprimento della misura cautelare e dunque la carcerazione per il manager, che attualmente si trova agli arresti domiciliari nella sua splendida villa sulle colline matildiche.

Benedetti respinge le accuse

L’avvocato Salvatore Mannino del foro di Milano, difensore di fiducia di entrambi, per il padre non ha domandato nulla, mentre per la giovane - che è residente nel Reggiano - ha chiesto l’applicazione di misure coercitive più lievi. Il gip Ramponi si è riservato di decidere.

"Daremo la nostra versione dei fatti quanto prima - ha dichiarato il legale - I capi di imputazione sono gravi. Specialmente per lo sfruttamento della prostituzione, che ha creato così tanto scalpore, Benedetti respinge fermamente le accuse: la ricostruzione dei fatti è completamente opposta rispetto a quella fatta dalla Procura”.

L’inchiesta Leonida: 10 indagati

Sono 10 gli indagati nell’inchiesta “Leonida”, sviluppata dalla Guardia di Finanza di Reggio; solo 5 sono stati oggetto di misure coercitive. Oltre all’imprenditore e sua figlia, sono stati sospesi dai pubblici uffici il generale Giulio Botto, il colonnello Luca Corrieri e l’ingegner Luigi Brindisi, dell’Aid, l’agenzia del Ministero della Difesa per la quale lavoravano nello stabilimento di Noceto (Pr) e dove Esa svolgeva attività di “demil”: distruzione di armamenti obsoleti, anche di Paesi esteri facenti parte della Nato.

Secondo l’accusa, per ottenere importanti commesse o consigli utili ad accaparrarsi lavori per Aid, Benedetti avrebbe corrotto i tre offrendo a vario titolo mazzette, pranzi e cene di lusso alla presenza di stupende escort, biglietti per lo stadio, champagne e oggetti di design.

Le posizioni dei pubblici ufficiali sono distinte, ed anche per la stessa Procura i loro atteggiamenti verso Benedetti sarebbero stati diversi: c’è chi avrebbe svolto consulenze illecite a favore di Esa; chi avrebbe fortemente sponsorizzato Esa presso i vertici militari; chi avrebbe splittato le commesse in modo da aggirare la normativa italiana ed europea sugli appalti.

Oltre ai cinque, sono indagati anche tre collaboratori di Esa, con posizioni più defilate. Avvisi di garanzia sono stati emessi anche confronti di due manager dell’azienda di gestione dei rifiuti Sei Toscana, con sede a Siena. Indagati anche il direttore e un dipendente della Amia Verona. Entrambe sono aziende a partecipazione pubblica.

Esa opera in tutt’Italia, e Benedetti avrebbe intessuto una importante rete di relazioni. L’indagine della Procura reggiana, pur prendendo le mosse da indizi importanti raccolti tra il 2014 e il 2016, prende in esame solamente i mesi dall’aprile al dicembre 2023: proseguono perciò approfondimenti sia sul periodo in questione, che sugli anni precedenti. Le attività tecniche di intercettazione, secondo la Procura avrebbero messo in luce che Enrico Benedetti, nell’ambito della sua attività imprenditoriale, era solito organizzare cene con prostitute di alto bordo.

A livello indiziario, si suppone che “propiziasse gli incontri a fine (come altamente probabile) anche di meretricio tra le ragazze e i suoi ospiti, ‘clienti’ potenziali ed effettivi delle stesse".