Saman, cause della morte difficili da capire: "Il corpo da troppo tempo sotto terra"

Novellara, nel rudere di strada Reatino continuano i lavori per il recupero dei resti ritrovati nel punto indicato dallo zio. Il medico legale Gambarini: "Sono stati nominati due periti tra i migliori d’Italia, ma il caso è ostico"

Novellara (Reggio Emilia), 25 novembre 2022 - Una coppia di pensionati aspetta a bordo strada e guarda verso il casolare diroccato, dove tante persone in divisa si muovono, affaccendate nelle prime operazioni che le terranno impegnati anche nei prossimi giorni, in via Reatino a Novellara.

Saman, i periti al lavoro
Saman, i periti al lavoro

"Sì, è vero: siamo qui anche perché siamo un po’ curiosi. Ma abbiamo seguito tutta questa storia fin dall’inizio. Siamo nati nella Bassa e ora viviamo a Reggio: conosciamo bene questa zona. Ci dispiace per questa ragazza: la sua è una storia atroce. Pensiamo a lei un po’ come se fosse nostra nipote".

C’è il sole a consolare le campagne di Novellara, mentre prendono avvio i lavori per il recupero dei resti umani che, si presume, appartengano proprio a Saman Abbas. Avrebbe fatto davvero un brevissimo viaggio, di pochi passi, tra le mani dei suoi aguzzini, la ragazza pakistana 18enne, sparita dalla sua casa di Novellara il primo maggio 2021: dopo un anno e mezzo, sarebbe stata ritrovata a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla casa in cui abitava, costeggiando la campagna tra serre e zolle smosse, sotterrata all’interno di un rudere pericolante, diventata la sua tomba inumana.

Qui, ieri mattina, hanno preso il via le operazioni di recupero dei resti che si presume siano suoi, per i quali sono stati incaricati dal tribunale i periti Cristina Cattaneo, anatomopatologa nota per aver lavorato al caso di Yara Gambirasio, e Dominic Salsarola, archeologo forense, entrambi dell’università di Milano. Dopo i primi interventi con le ruspe, per spostare materiali in modo da creare un ambiente in cui muoversi agevolmente, verso le 11.30 sono arrivati i due specialisti.

Ad accompagnarli una scia di autorità: c’era Cristina Beretti, la presidente della Corte d’Assise, davanti alla quale inizierà il processo il 10 febbraio (nonché alla guida del tribunale di Reggio), davanti alla quale, mercoledì, gli esperti hanno prestato giuramento. E poi il procuratore capo Calogero Gaetano Paci e il colonnello Andrea Milani, comandante provinciale dei carabinieri che hanno lavorato all’inchiesta coordinati dal pm Laura Galli. Insieme ad alcuni avvocati degli imputati e ai loro consulenti. È arrivato Marzio Massimiliano Capra, genetista nominato dalla difesa di Ikram Ijaz: pure lui, in passato, si occupò della vicenda di Brembate, ingaggiato dai legali dell’imputato Massimo Bossetti. Ed è accorso Bonfiglio Gambarini, medico legale reggiano che seguirà le operazioni peritali per conto della difesa di Danish Hasnain, lo zio di Saman che venerdì scorso ha portato sul posto i militari permettendo il ritrovamento dei resti.

"Io ho accettato quest’incarico perché si tratta di un caso medico-legale difficile ed è giusto appurare la verità – dichiara Gambarini prima di entrare nell’area dei lavori –. Sono stati nominati due periti tra i migliori d’Italia e si dovrà rispondere a domande di non facile interpretazione. Dopo un anno e mezzo sottoterra, non so quanto tessuto biologico sarà trovato: un conto è se lei è stata infilata nel sacchetto di plastica, altro è se, come sembra, non è accaduto. Credo che non sarà neppure facile stabilire la causa della morte, anche se loro sono molto bravi". Tra gli accertamenti che lo specialista indica come utile a capire le cause del decesso, "anche una Tac che sarà fatta a Milano dopo il trasporto all’obitorio e quello successivo in un ospedale, dove si potrà verificare se la persona abbia subito fratture".

Per tutta la giornata di ieri, carabinieri del nucleo investigativo e della compagnia di Guastalla, oltreché vigili del fuoco, hanno lavorato e presidiato il rudere, coadiuvando le operazioni preliminari (con le ruspe) a quelle che seguiranno da oggi in avanti: i resti umani, seppelliti a tre metri di profondità, sembrano interi e sono ricoperti da rottami e inerti, e poi dalla terra argillosa: vista la delicatezza, si scaverà a mano e con l’uso di un setaccio, prima di farli tornare alla luce.