"Il coach ha molestato anche me"

Pedofilia, un altro giovane cestista accusa l’allenatore 45enne di attenzioni particolari

Un incontro di basket

Un incontro di basket

Reggio Emilia, 20 aprile 2015 - C’È un altro ragazzino che avrebbe subito le attenzioni del coach di basket giovanile, finito in carcere con l’accusa di violenza sessuale su minore. E proprio su questo, ora, si stanno concentrando gli investigatori della squadra mobile e il sostituto procuratore Maria Rita Pantani.

Si tratta di un giovane cestista, che l’uomo allenava in un’altra squadra rispetto a quella da cui è stato subito allontanato a febbraio, dopo che è arrivata la denuncia da parte della madre del 15enne. Ora, però, ci troveremmo di fronte a un secondo caso di abusi; che potrebbe aggravare pesantemente la posizione del 45enne libero professionista (difeso dall’avvocato Alessandro Nizzoli). Un uomo sposato e con una figlia minorenne.

Nel frattempo – dopo i diniego degli arresti domiciliari per l’indagato da parte del gip – continuano le indagini per chiarire i contorni della squallida vicenda

ENTRO la fine della settimana, infatti, verrà richiesto l’incidente probatorio in cui sarà ascoltato (alla presenza dello psicologo e in contraddittorio) il 15enne da cui sono partite le indagini. Sulla sua versione, infatti, si basa l’intero impianto accusatorio.

Tutto è nato nel febbraio scorso, quando la madre dell’adolescente ha notato in lui uno strano disagio e un calo dell’andamento scolastico. Improvvisamente, poi, il ragazzino si rifiutava di andare agli allenamenti di pallacanestro. Dopo diverse insistenze, il giovane ha confessato alla madre di aver subito palpeggiamenti dal suo allenatore. Il tutto di fronte a filmati pornografici.

GLI ABUSI sarebbero avvenuti più volte, a casa dell’uomo, dove il ragazzino veniva invitato «per vedere nuovi schemi di gioco» ed essere aiutato a fare i compiti. A quel punto la donna è corsa in questura e sono partite le indagini.

Da allora il ragazzo non gioca più a basket e, ora, chi lo conosce dice stia cercando di ritrovare la sua normalità.

Nei giorni scorsi – prima che scattassero le manette – è anche stata effettuata una perquisizione domiciliare a casa dell’indagato, dove sono stati sequestrati alcuni filmini hard (che corrisponderebbero ad alcuni spunti investigativi), il pc e il cellulare dell’uomo.

Gli inquirenti stanno dunque analizzando i tabulati telefonici e, in particolare, i messaggini che il coach spediva al ragazzino. Sms che sarebbero in linea con la versione dell’accusa, facendo emergere anche una strana insistenza dell’uomo, quando il giovane non rispondeva alle sue domande.

La difesa (l’uomo continua a negare ogni addebito) ha già depositato una memoria difensiva e ha preannunciato la decisione di fare ricorso contro la carcerazione preventiva.