
A sinistra l’assassino, Peter Pancaldi; a destra la vittima, Daniela Coman
Reggio Emilia, 21 maggio 2025 – Asfissia meccanica. È la causa della morte di Daniela Coman, 48enne uccisa dall’ex compagno Peter Pancaldi, che ha confessato di averla uccisa. Emerge dall’autopsia che si è svolta lunedì al Policlinico di Modena, della quale si sono occupati gli specialisti di medicina legale allo scopo di stabilire il motivo e l’epoca del decesso.
Il tribunale ha nominato Erjon Radeshi, che ha preso 90 giorni per il deposito della relazione; la Procura si è affidata a Franco Marinelli, la difesa ad Andrea Lusetti e l’avvocato Helmut Bartolini, che tutela la sorella della vittima, a Sabino Pelosi.
Sono stati ordinati anche gli esami tossicologici e radiologici, prelievi di tessuti organici, liquidi e biologici, e l’eventuale acquisizione di materiali presenti sul corpo e sugli abiti. È stata decisa anche un’ispezione per valutare se la donna avesse avuto rapporti sessuali.
Pancaldi, 45 anni, originario di Campogalliano (Modena), ha ammesso di aver soffocato la 48enne di origine romena e residente a Sassuolo, tappandole naso e bocca con le mani: un racconto che sembra combaciare con la causa di morte emersa dall’autopsia, che consegna come causa un’interruzione degli scambi respiratori (che può attuarsi con differenti meccanismi).
Secondo una prima ricostruzione accusatoria, lui l’avrebbe attirata con l’inganno nella casa di Prato di Correggio dove convivevano. I due si erano da poco lasciati: secondo un primo possibile movente emerso, le attribuiva la colpa della rottura di una relazione che aveva con una donna che lo manteneva economicamente. Risulta che Pancaldi, al momento disoccupato, consumasse droga (cocaina e crack).
Intanto proseguono gli accertamenti dei carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Valentina Salvi, per fare piena luce sulle circostanze dietro la morte violenta. Sono stati posti sotto sequestro i due cellulari della donna uccisa e di Pancaldi. Inoltre la sorella di Daniela, Leontina Chiparca, ha consegnato lunedì ai carabinieri alcuni audio contenuti nel proprio telefono: da quanto trapela, contengono gli sfoghi della vittima.
Per Pancaldi, difeso dall’avvocato Annalisa Miglioli, il giudice delle indagini preliminari Matteo Gambarati ha disposto lunedì la custodia cautelare in carcere per l’ipotesi di reato di omicidio volontario dell’ex compagna. Sulla sussistenza delle tre aggravanti formulate dalla Procura non ha al momento ravvisato un quadro indiziario sufficientemente robusto: su alcune circostanze dev’essere ancora fatta chiarezza. Il gip ha convalidato il fermo, ma ha ritenuto che non vi siano a oggi i gravi indizi di colpevolezza rispetto alla premeditazione, al legame della relazione affettiva e allo stalking a cui lui avrebbe sottoposto la donna poi uccisa. Nell’udienza davanti al gip Pancaldi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli avvocati Alessandra Innaro e Lorenza Cavazzuti tutelano il figlio della vittima, che compirà tra pochi giorni 11 anni, e suo padre.