
L’appartamento del delitto a Prato di Correggio; Peter Pancaldi e Daniela Coman
Correggio (Reggio Emilia), 19 maggio 2025 – È atteso stamattina in tribunale Peter Pancaldi, il femminicida reo confesso della compagna Daniela Coman uccisa martedì scorso a Prato di Correggio. Comparirà davanti al giudice alle 9,30 per l’udienza di convalida del fermo a cui è stato sottoposto dalla procura. Dovrà rispondere di omicidio volontario premeditato aggravato.
AGGIORNAMENTO Pancaldi resta in carcere. Esclusa la premeditazione
Pancaldi – 45 anni, originario di Campogalliano, nel modenese – ha ammesso di aver soffocato la 48enne di origini romene e residente a Sassuolo, tappandole naso e bocca con le mani, dopo averla attirata con l’inganno nell’abitazione dove convivevano. I due si erano lasciati da pochi giorni e lui stava cercando di convincerla a tornare insieme. Il movente? Le avrebbe attribuito la colpa della rottura di una precedente relazione con una donna che lo manteneva economicamente. Pancaldi, assistito dall’avvocato d’ufficio Annalisa Miglioli, ora si trova in carcere. Successivamente, a mezzogiorno di oggi, è previsto anche il conferimento dell’incarico per eseguire l’autopsia sul corpo di Daniela. Un delitto che ha fatto scalpore e attorno al quale continuano le manifestazioni di solidarietà, ma anche gli appelli.
“Non ci sono più parole. Le abbiamo già usate tutte per condannare, esprimere dolore e denunciare un fenomeno che non è emergenziale, ma strutturale: il femminicidio è l’esito estremo di una cultura patriarcale radicata, normalizzata, alimentata ogni giorno dal linguaggio, dai comportamenti, dal silenzio”, ha detto Elena Strozzi, segretaria Cgil provinciale con delega alle pari opportunità. “ Serve fare di più e serve farlo prima. Servono prevenzione, educazione, responsabilità. Una formazione profonda e diffusa, a partire dalle giovani generazioni, fin da bambini, per smontare stereotipi e promuovere il rispetto”.
A farle eco anche la parlamentare reggiana Ilenia Malavasi, ex sindaco di Correggio dov’è avvenuto l’omicidio. “Occorre investire in sicurezza, per facilitare il lavoro delle forze dell’ordine, e per dotare il Paese di una rete diffusa e capillare di centri antiviolenza e di case rifugio. E l’ultimo, drammatico, caso, a Correggio, ne è ulteriore ed evidente testimonianza”.